If I were a boy, Se fossi un ragazzo, si intitola così un recente intervento di Rebecca Solnit pubblicato dal Guardian. La scrittrice, giornalista e attivista americana, scrive che era solita scherzare con la madre sul fatto che fosse un figlio perfetto. Non una figlia: perché da loro, dai maschi, ci si aspettano carriere accademiche e lavorative brillanti, successi pubblici e riconoscimenti. Se si nasce donna, invece, si dovrebbe rispondere a ben altre aspettative. E lei, Rebecca Solnit, continua ammettendo di essere ben più “capace di sistemare un tetto che di rincuorare un’anima”.
“Il successo racchiude un fallimento per le donne: ci si aspetta che il loro successo derivi dal far sentire gli uomini infallibili”, aggiunge l’autrice nell’articolo.
Nata nel 1961 in Connecticut e cresciuta in California, Rebecca Solnit ha spesso riflettuto sul rapporto tra uomini e donne anche sul sito Literary Hub, dove scrive di letteratura e attualità, senza tralasciare interventi legati alla politica americana. Accanto al suo interesse per femminismo e letteratura, la giornalista si occupa anche di antropologia e viaggi, argomenti su cui ha scritto anche alcuni saggi. Tra l’altro, scrive per la rubrica Easy Chair della rivista Harper’s Magazine.
Nel 2008, grazie a un post sul suo blog, pubblicato in seguito a un suo articolo per il Los Angeles Times, Rebecca Solnit ha dato un nome all’atteggiamento di alcuni uomini che sentono la necessità di dover spiegare qualcosa a una donna, nonostante la loro interlocutrice non ne abbia bisogno perché esperta di quel determinato argomento.
La stessa Solnit, in almeno un’occasione, si è trovata a dover ascoltare la spiegazione di un argomento che era stato tema di un suo saggio – e su cui quindi era molto preparata – da parte di un uomo che si sentiva in dovere di esporre le sue conoscenze in materia.
Da questo evento è nata una lunga riflessione che ha portato Rebecca Solnit a scrivere e raccogliere sette brevi saggi sul fenomeno del mansplaning in Gli uomini mi spiegano le cose, ora in libreria anche in Italia edito da Ponte alle Grazie nella traduzione di Sabrina Placidi.
Il sottotitolo è eloquente: riflessioni sulla sopraffazione maschile. Il bisogno di spiegare le cose, a prescindere dalla propria conoscenza, infatti, è definito da Solnit come una sorta di abuso di potere che gli uomini esercitano nei confronti delle donne.
Avallando le conoscenze delle loro interlocutrici, gli uomini che si macchiano di mansplaining ingigantiscono il loro ego minimizzando invece le conoscenze e l’attendibilità delle opinioni delle donne che si trovano di fronte. E così ritorniamo a quel fenomeno un po’ antiquato, ma ancora esistente, non neghiamolo, che Solnit ha descritto per il Guardian. Ossia che, ancora oggi, in alcuni momenti e in alcuni ambiti l’unico vero successo delle donne sia “far sentire gli uomini infallibili”.
Il mansplaining è l’arroganza tipicamente maschile che frena le donne, non solo nella vita privata, ma soprattutto nella carriera professionale, insegnando loro che forse è meglio stare in silenzio, perché nel mondo non c’è ancora spazio per loro.
Per fortuna, di donne disposte a farsi sminuire a favore dell’ego maschile sembra ce ne siano sempre meno.
Ma, come scrive Rebecca Solnit nel saggio che dà il nome alla raccolta: “La battaglia delle donne per essere trattate come esseri umani con un diritto alla vita e alla libertà e a perseguire il coinvolgimento nelle arene della cultura e della politica continua, e talvolta si tratta di una battaglia molto dura”.
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