Andremo al supermercato sotto casa e convinti di aiutare il pianeta acquisteremo una bottiglia con la dicitura “plastica riciclata al 100%” convinti che sia al 100% di plastica riciclata. In un documento della Commissione europea datato 13 febbraio l’esecutivo Ue spinto dalle industrie della chimica e della plastico si propone un approccio più lassista.
Andremo al supermercato sotto casa e convinti di aiutare il pianeta acquisteremo una bottiglia con la dicitura “plastica riciclata al 100%” convinti che sia al 100% di plastica riciclata
L’industria chimica ha spinto per un metodo di calcolo che consenta loro di spostare i cosiddetti crediti di contenuto riciclato da un prodotto all’altro (a parte il carburante) e trasferire tali crediti a prodotti in cui un’affermazione “riciclato al 100%” sarebbe commercialmente più preziosa. Per gli industriali il nuovo metodo permetterebbe di utilizzare meno rifiuti di plastica – che sono costosi da raccogliere e smistare – come materia prima. “Questo è, per me, un rischio davvero elevato di greenwashing”, ha detto Lauriane Veillard, responsabile della politica di Zero Waste Europe mentre la Environmental Coalition on Standards avvisa che con le nuove regole i protocolli di riciclaggio rischiano di diventare un “esercizio di contabilità senza significato”.
In una nota ottenuta da Politico l’anno scorso, la Commissione ha avvertito che se le nuove regole che disciplinano la tecnologia sono “troppo restrittive, i riciclatori chimici potrebbero astenersi dagli investimenti pianificati, il che potrebbe bloccare lo sviluppo del settore”. Se una bottiglia viene etichettata come fatta all’80% di plastica riciclata dovrebbe essere così. Solo così potremmo avere contezza di cosa stiano facendo le aziende per il pianeta. Ora il rischio è che sia solo fumo.
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