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I disertori di Lampedusa

Oggi di loro non ci sarà nessuno. Nessun rappresentante del governo ricorderà a Lampedusa la strage di dieci anni fa in cui morirono 368 persone al largo dell’Isola dei conigli affondati a pochi metri dalla costa che avrebbe significato la loro salvezza. 

Giorgia Meloni e i suoi hanno deciso di disertare anche il ricordo, consapevoli che il popolo di Lampedusa non ha nulla a che vedere con la narrazione di un Paese dal cuore duro che “disincentiva i salvataggi in mare”, come candidamente ha confessato il responsabile alla cultura (!) di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone.

Oggi a Lampedusa non ci sarà il ministro all’Interno Matteo Piantedosi, colui che distingue gli “africani” dai “tunisini” poiché infantilmente divide il mondo tra amici e nemici. Non ci sarà Matteo Salvini che ancora bolle per non avere guadagnato un posto al sole in questa guerra ai disperati preferibilmente neri. 

“Arrivano tutti, da ogni parte del mondo, anche dalle Nazioni Unite, ma nessuna notizia da Palazzo Chigi e dintorni”, ha commentato con amarezza al Corriere della Sera Tareke Brhane, un tempo approdato da clandestino, poi assunto come mediatore, oggi presidente del Comitato che organizza la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, istituita formalmente dal Senato nel 2016.

A Strasburgo il Parlamento europeo oggi è riunito in sessione plenaria per commemorare i morti prima della sessione di mezzogiorno. Certo, c’è molta ipocrisia. Ma almeno c’è la dignità di non scappare. 

Buon martedì. 

Nella foto: la Porta d’Europa a Lampedusa illuminata alla mezzanotte del 3 ottobre in memoria di tutte le vittime del Mediterraneo (pagina fb Comitato tre ottobre)

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