Sanno tenere alta la dignità e scrivere cose così: perché è questo ciò a cui silenziosamente si lavora, in una scuola, se si è insegnanti. Non a fabbricare ricordi e aneddoti e trovate brillanti: quella è roba facile, quelli sono trucchetti da prestigiatori, trappole per polli, giochetti di chi non sa come altro fare il suo mestiere, sono scemenze. Si lavora (si dovrebbe) per tutto quello che invece non si vede, per tutto quello che la memoria non ricorda, ma che costituisce, alla fine, l’essenza di una crescita culturale, il suo cuore. Ed è forse per questo che comunque continuiamo a galleggiare perché ci sia un’altra scuola (che già c’è). Per loro. Per i nostri figli.