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I padroni della ferriera

Il brutto spettacolo è andato in onda sulle reti Rai che crollano in ascolti e credibilità per la gioia degli eredi di Silvio Berlusconi che nel mentre capitalizzano la crisi dell’azienda pubblica. “Domani i giornalisti e le giornaliste della Rai, per la prima volta dopo molti anni, si asterranno totalmente dal lavoro per protestare contro le scelte del vertice aziendale che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità facendo ricadere i carichi di lavoro su chi resta, senza una selezione pubblica e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando unilateralmente il premio di risultato”, spiega un video del sindacato. “In questi giorni è diventato di dominio pubblico il tentativo della Rai di censurare un monologo sul 25 Aprile, salvo poi, in evidente difficoltà, cercare di trasformarla in una questione economica. Preferiamo perdere uno o più giorni di paga, che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l’autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti”, conclude il comunicato.

Dall’azienda hanno il coraggio di rispondere che mai “alcuna censura o bavaglio è stato messo sull’informazione” intimando all’Usigrai di “cessare di promuovere fake news che generano danno all’immagine dell’azienda”. Così al sindacato tocca sottolineare i “toni da padroni delle ferriere” e “l’accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news” quando “non si hanno contenuti”. Un litigio bell’e buono, sotto gli occhi di telespettatori esterrefatti un governo che bolla come ideologiche le rivendicazioni sindacali, peggio di un film di Peppone e don Camillo, come sottolinea giustamente la Fnsi. 

Non sono bisticci tra giornalisti e non si tratta nemmeno di una polemica interna all’azienda Rai. Si tratta di una deriva che ogni giorno esonda di qualche metro e che riguarda tutti. Chissà quando ce ne accorgeremo. 

Buon lunedì. 

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