La rivolta nella Lega contro Salvini continua. Gli ex parlamentari ribelli della Lega che inveiscono contro Matteo Salvini dicono quello che nella Lega pensano tutti anche se non hanno (per ora) il coraggio di ammetterlo pubblicamente. Ieri una ventina tra ex e attuali parlamentari, dirigenti e amministratori locali della Lega hanno scritto una lettera aperta al segretario del partito, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, in cui hanno espresso una serie di critiche e preoccupazioni sulla linea da tenere in vista delle elezioni europee.
Una lettera aperta di parlamentari, dirigenti e amministratori della Lega contesta la linea politica di Salvini
I firmatari contestano la collocazione europea della Lega nel gruppo Identità e Democrazia che riunisce i partiti sovranisti e xenofobi dell’Unione. “Ti chiediamo – scrivono i firmatari dell’appello – inoltre dove sia finita, caro segretario, la tradizionale e giusta distanza che abbiamo sempre mantenuto da tutti gli opposti estremismi», si legge nella lettera. «La scelta per alcuni aspetti anche condivisibile, di non aderire ad una delle grandi famiglie politiche europee non può comunque portare la Lega a condividere un cammino con partiti e movimenti che NULLA HANNO A CHE FARE con la nostra storia culturale e politica. Ci e ti chiediamo: perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste, per accordarci con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche?”
I leghisti firmatari contestano la condivisione di posizioni di Salvini con “fasci e svastiche”
Tra le contestazioni anche le possibili candidature per la prossima tornata elettorale a Bruxelles. “Siamo convinti che, se le indiscrezioni sulla candidatura nelle nostre liste di personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento, fossero veritiere renderebbero ancor più difficile il perseguimento degli obiettivi storici del partito”, si legge nella lettera. Il riferimento nemmeno troppo velato è soprattutto all’ipotesi di candidatura del generale Roberto Vannacci, considerato all’interno della Lega come troppo estremista nelle sue posizioni sfacciatamente razziste e omofobe.
Nel mirino della contestazione anche la possibile candidatura del generale Vannacci
Dal quartier generale della Lega minimizzano parlando di “qualche ex risentito”. Il ministro Salvini intervistato ieri da Francesca Fagnani nella trasmissione “Belve” ha preso le distanze da Vannacci dicendo di stimarlo “come persona”. “Ne condivido una buona parte di idee, non tutte”, ha detto il leader della Lega specificando di condividere “le sue battaglie sulla libertà di pensiero” ma di essere per la libertà di “essere omosessuale, eterosessuale, transessuale, bisessuale, polisessuale. L’ultima delle mie intenzioni è entrare nella vita privata di qualcuno”, ha spiegato.
Salvini minimizza ma sa che le critiche sono condivise nel partito e nella base
L’insofferenza dei sottoscrittori dell’appello però è la stessa che affligge gran parte dei parlamentari leghisti, dei dirigenti e della base. Bollare la protesta come il gesto di una rumorosa minoranza può funzionare sul breve termine per sopire la polemica sui giornali ma non risolve l’insofferenza generale nei confronti del segretario. Salvini può tranquillamente appuntarsi le critiche e tenerle da parte: saranno le stesse che gli muoveranno quasi tutti all’interno del suo partito appena perderà la guida del carro del vincitore.
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