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Il blocco navale è una cagata pazzesca

Giorgia Meloni parla poco. C’è da capirla, la sua posizione è talmente avvantaggiata – anche  rispetto ai suoi alleati – che può solo sbagliare. Ma poiché non può pagare la campagna elettorale a farsi foto sentendo profumo di Palazzo Chigi la leader di Fratelli d’Italia ha ritirato fuori uno dei suoi pezzi forti, il blocco navale, e non le è nemmeno scappato da ridere.

Il blocco navale del resto ormai è un genere letterario che affonda le radici al tempo di Mare Nostrum, quando anche i più feroci dovettero arrendersi di fronte alla Cedu e alle Convenzioni internazionali. Dice l’articolo 42 dello Statuto delle Nazioni Unite che il blocco navale non può essere attivato unilateralmente da uno Stato se non nei casi di legittima difesa, e cioè in caso di aggressione o guerra. Poiché il contrasto dell’immigrazione non è una guerra (anche se a Meloni e soci piacerebbe) sarebbe semplicemente illegale.

Giorgia Meloni ha poi provato a correggere la sua proposta parlando di hotspot in Libia, rafforzando di fatto gli accordi con la Libia che iniziarono sotto il governo Gentiloni e che furono rinforzati da Matteo Salvini. Giorgia Meloni, come molti altri, sembra ignorare consapevolmente che stringere accordi con la Libia significhi non avere idea della situazione politica di quei territori e non conoscere la costante violazione dei diritti umani. Stringereste un patto con dei carnefici? A meno che Giorgia Meloni non dismetta i panni da novella statista e confessi limpidamente di volere proprio questo. Gianfranco Schiavone, membro di Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), spiega a Eleonora Camilli per Redattore Sociale: «Questo tipo di proposte hanno tutte un retropensiero non espresso ma evidente: che si possa impedire il diritto di asilo come diritto di accesso individuale al territorio, selezionando i ‘veri rifugiati’ e bloccando le frontiere – dice Gianfranco Schiavone -. L’ipotesi è quello di un blocco navale realizzato sotto altre forme più o meno legali, ma tra l’ipotesi iniziale e quella apparentemente più ragionevole c’è una continuità di pensiero. Invece il diritto d’asilo prevede sempre il diritto di accesso al territorio dello Stato in cui si vuole chiedere protezione»

Giorgia Meloni parla poco ma quel poco di cui parla è violento e sbagliato.

Buon mercoledì.

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