C’è uno spigolo brillante nella notizia della sentenza di Cassazione che dichiara la clandestinità come elemento non ostativo al matrimonio. Perché ci metteremo anni a capire che questa inumana legiferazione su irregolari, clandestini e immigrati ha creato un rivolo di codici che farebbero vergognare anche il peggiore regio decreto. Perché dobbiamo raccontare agli elettori legisti disturbati dagli stranieri nel baretto sotto casa che il loro voto di stizza sta creando una cultura. Una subcultura di cui sono corresponsabili tutti i partecipanti. Soprattutto le schegge che giustificano numericamente alcune dichiarazioni che non meriterebbero più di qualche link ironico in rete. La Consulta ha richiamato una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo, secondo la quale “il margine di apprezzamento riservato agli stati non può estendersi fino al punto di introdurre una limitazione generale, automatica e indiscriminata, ad un diritto fondamentale” garantito dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Da una battuta di Calderoli, senza accorgersene, ad una legge che lede senza difendere.