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Il cerino a Salvini

Quindi, proviamo a ricapitolare. Fino a qualche ora fa Luigi Di Maio aveva la faccia di quello che si ritrova nel bosco dove qualcuno ha appiccato un incendio (in questo caso Salvini) e si fa beccare con l’accendino in mano, abbozzando qualche scusa. Il ragazzo ha risposto scomposto (e l’ha riconosciuto) e poi è tornato sui suoi passi. Anzi gli è venuto anche il dubbio di essere stato fregato da Salvini, “meglio essere ingenui ma brave persone”, ha detto ieri: diciamo che essere brave persone non ingenue sarebbe meglio, ma non è questo il punto.

Di Maio e Salvini hanno giurato e spergiurato di non volere uscire dall’euro. Il referendum per uscire dall’euro del Movimento 5 stelle e le felpe no-euro urlate addosso a Salvini devono essere traveggole nostre. Va bene.

Hanno anche detto di avere proposto alternative al nome di Savona durante i colloqui con Mattarella. Mattarella ha smentito. Salvini (furbescamente) ha detto che lui non ne sapeva niente e fa niente anche questo. Andiamo avanti.

Ieri Di Maio, e questo è un passaggio politico importante, ha chiarito di essere disposto a ripensare l’eventuale ministro all’economia dell’eventuale governo giallo verde (anche se spostare Savona in un altro ministero suona piuttosto curioso: vogliono arrendersi senza farla sembrare una resa, benissimo): Di Maio ha fatto il passo per tentare di mettere in piedi un governo politico. Lasciamo perdere tutti i suoi errori. L’ha fatto. Chiaramente.

E la situazione è capovolta: il cerino ora è in mano a Salvini. Quel Salvini che i ben informati raccontano arrogante e tosto nelle sue dirette Facebook e invece docile quasi prostrato di fronte al presidente della Repubblica, quel Salvini che chiede il voto subito ma non troppo subito, che vorrebbe commuoverci perché ha “lavorato giorno e notte per sentirsi dire no” (qualcuno gli dica che è lo stato vitale professionale di un’intera generazione) e quello stesso Salvini che dovrebbe ribaltare l’Europa e invece non riesce nemmeno a rendersi autonomo da Berlusconi.

Il quadro, complesso e confuso, ora almeno si schiarisce: chissà se il “cuor di leone” alla fine troverà ancora una scusa per continuare a belare.

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/05/31/il-cerino-a-salvini/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.