[Lunedì si torna a casa con lo spettacolo scritto con Nello Scavo. L’articolo di Fabio Ravera per Il Cittadino di Lodi]
«Il mare non uccide. A uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le disuguaglianze che rendono il mondo un inferno se nasci dalla parte sbagliata». Dopo l’anteprima di “Odio gli indifferenti”, Giulio Cavalli torna in scena a stretto giro a Lodi, sul palco delle Vigne in via Cavour, con uno spettacolo «molto più teatrale e doloroso». Si tratta di “A casa loro”, un testo scritto insieme a Nello Scavo, giornalista di “Avvenire”, reporter internazionale e cronista giudiziario, portato in tutta Italia durante gli ultimi due anni.
L’appuntamento è fissato per lunedì alle 21 (ingresso gratuito): la serata è promossa da Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) del Comune di Lodi – Progetto Insieme ODV ETS, con il sostegno del Comune di Lodi. La prenotazione non è obbligatoria ma è consigliata in caso di gruppi numerosi: per info scrivere a eros.invernizzi@sprarlodi.org o info@sprarlodi.org. «Il tema centrale è quello delle detenzioni illegali in Libia, denunciate più volte dalle organizzazioni internazionali – racconta Cavalli che sul palco sarà accompagnato da Federico Rama alla chitarra e da Ivan Merlini al piano -. Spesso si sente la frase “Aiutiamoli a casa loro”: ci è sembrato importante raccontare cosa succede davvero a casa loro. Il testo raccoglie inchieste condotte sul campo da Nello Scavo per “Avvenire”». Partendo dalle coraggiose inchieste del reporter, il monologo di Cavalli prova a raccontare quella parte del mondo che ci illudiamo di conoscere e di poter giudicare guardando le immagini dei profughi, mentre invece ci viene nascosta nel buio delle notizie non date. “A casa loro” è anche la scelta di versare sul palco quel pezzo di mondo «che ignoriamo per assolverci e invece la storia ce ne renderà conto perché la solidarietà non sta nei regolamenti, nei trattati internazionali e nemmeno negli editoriali – continua l’attore, scrittore e giornalista lodigiano -. E per questo forse anche uno spettacolo teatrale serve: i furbi parlano molto di solidarietà, ma ne parlano troppo con chi avrebbe bisogno di riceverla, piuttosto che parlarne con chi avrebbe bisogno di farla. Il Mediterraneo è il cimitero liquido dei nostri scheletri ma lì intorno, nelle regioni che scendono per l’Africa, quelle sulla rotta balcanica e nella zona impigliata tra i fili spinati della Turchia, ci sono le persone.
Persone, semplicemente, con il fardello delle loro storie che hanno l’odore di carne viva, senza valigie ma con quintali di paura, costretti al macabro destino di stare sulle pagine dei giornali o sulle bocche più feroci della politica e poi davvero non avere un posto dove stare». +++ Se volete organizzarlo nel vostro teatro, nel vostro comune, nella vostra scuola, con la vostra associazione o nel vostro festival potete scriverci a organizzazione@giuliocavalli.net