È tornato il colera. Non è un film. Un’epidemia di colera sta colpendo le regioni dell’Oromia e dei Somali, in Etiopia, con almeno 1.055 casi comunicati da settembre 2022 e 28 decessi. Solo nell’ultimo mese sono stati segnalati più di 316 casi nelle due regioni, un balzo del 30 per cento rispetto ai 739 casi di fine dicembre 2022, con un milione di persone a rischio di malattia nella stessa area del Paese. Secondo le autorità sanitarie, si registrano anche picchi di casi di morbillo (357 nuovi casi e sei decessi segnalati solo nell’ultima settimana di gennaio).
La gente si ammala perché beve acqua di fiume
L’allarme lo lancia Save the Children che segnala come le epidemie di morbillo e colera rappresentino una minaccia mortale per i 3,9 milioni di bambini già gravemente malnutriti. Mentre i rubinetti si prosciugano, molte famiglie combattono per avere acqua pulita da usare a casa. Le autorità sanitarie del Paese hanno sottolineato che oltre l’80 per cento dei pazienti ricoverati per colera ha consumato acqua di fiume. «In Etiopia più di 13 milioni di persone, tra cui 6,8 milioni di bambini, hanno un disperato bisogno di acqua potabile. È probabile che la situazione peggiori man mano che il Paese entri nella stagione secca di gennaio-marzo. Le previsioni dicono che le precipitazioni ad aprile, nella prossima stagione delle piogge, saranno inferiori alla media», scrive l’organizzazione.
Allarme su siccità e crisi alimentare
Il mese scorso Save the Children ha diffuso l’allarme sulle siccità causate da cinque fallite stagioni delle piogge che hanno lasciato 12 milioni di etiopi a far fronte alla fame, mentre il conflitto e lo sfollamento forzato aggravano la crisi alimentare nel Paese. Ciò sta causando anche una diffusa malnutrizione, con 3,9 milioni di bambini gravemente malnutriti in tutto il Paese, che rappresentano circa la metà delle persone che soffrono di malnutrizione in tutto il Corno d’Africa. Nelle regioni dei Somali e dell’Oromia dell’Etiopia, madri sconvolte stanno arrivando nei centri di stabilizzazione della malnutrizione di Save the Children con bambini che mostrano gravi sintomi e complicanze causate dalla malnutrizione. A metà gennaio di quest’anno, il Kelafo Health Center aveva ricoverato 18 bambini affetti da grave malnutrizione acuta, tre in più rispetto a tutto il gennaio 2022, questo indica un peggioramento della situazione in Etiopia.
I focolai per colpa delle salme delle vittime
«In Etiopia, più di due terzi dei malati di colera sono bambini. La maggior parte di coloro che sono morti sono bambini di età inferiore ai 14 anni, con il 25 per cento di loro sotto i cinque anni». Intanto anche in Mali si sta consumando la peggiore epidemia di colera degli ultimi anni. I morti hanno già superato quota mille, mentre i contagi, secondo il ministro della Sanità del Malawi, Khumbize Chiponda, sarebbero oltre 30.600. Il ministro della Sanità del Paese, Khumbize Chiponda, ha chiesto alla popolazione di prestare la massima attenzione nel maneggiare le salme delle vittime di colera prima dei funerali. Le persone morte a causa dell’epidemia, vengono quasi sempre lavate dai membri della famiglia che poi preparano banchetti funebri. «Ed è così che nascono sempre nuovi focolai», ha aggiunto la Chiponda.
Non basta la campagna di immunizzazione
La maggior parte dei decessi si è verificata nelle due città principali, a Lilongwe, la capitale del Malawi, e a Blantyre, dove i bambini sono tornati in classe solo recentemente. Le scuole hanno ritardato il rientro proprio per cercare di contenere la diffusione dell’epidemia. La campagna di immunizzazione è stata intensificata a novembre 2022, grazie all’invio da parte dell’Onu di quasi 3 milioni di dosi di vaccino orale. Malgrado ciò, i casi sono in costante crescita e le scorte ricevute alla fine del 2022 sono ormai esaurite, dunque è impossibile procedere con la prevenzione. Il portavoce del ministero della Sanità, Adrian Chikumbe, ha spiegato che è molto difficile ottenere nuovi vaccini contro il colera, visto che in tutto il mondo viene prodotto da una sola ditta che lo distribuisce ovunque quando occorre e quando c’è richiesta.
Noi continuiamo a ripetere che la pandemia è finita
Si leggono queste notizie e si pensa: per fortuna da noi la pandemia è finita. Invece la pandemia è continua e ossessiva in forme diverse in giro per il mondo e diventa notizia solo quando si infila a casa nostra. Siamo globali quando bisogna lasciare passare i soldi e le merci e diventiamo locali quando si tratta di far passare i bisogni. Ma non preoccupatevi: finché non muore qualche italiano, imprenditore o safarista di ritorno da un viaggio, queste notizie non infrangono il muro delle redazioni e del dibattito. Rimangono relegate per gli “attivisti” (che è il nuovo nome dei non indolenti) e per riempire le pagine degli esteri. Torna anche comodo metterle sotto la sezione “Africa”. Guai poi a ricordare che è la stessa Africa che bussa alle nostre porte: dircelo rovinerebbe la narrazione e magari anche l’appetito.
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