Quando ci chiederanno di questo tempo – perché ce lo chiederanno, eccome – in cui il nichilismo bellico ha inondato il sentimento pubblico non avremo grandi risposte.
Ci accuseranno – perché ci accuseranno, eccome – di avere assistito a una guerra mondiale alle porte dei nostri appartamenti e noi seduti sul divano ad osservare un criminale di guerra che si mangia i Paesi vicini appoggiato dalla prima potenza al mondo guidata da un presidente – Joe Biden – ritenuto inadatto alla ricandidatura.
Ci chiederanno come abbiamo potuto ritenere che la legittima difesa possa declinarsi nell’annientamento di un intero popolo, a Gaza. Ci chiederanno come politica e stampa possano avere definito “chirurgico” una caccia ai terroristi che ha spianato scuole, ospedali e sostentamenti vitali.
Ci chiederanno come abbiamo fatto a rimanere inerti di fronte all’invasione di un Paese, il Libano, mentre le macerie di Gaza sono ancora calde di corpi. Ci chiederanno se davvero abbiamo ritenuto credibile che si possa invadere “ma poco” un Paese foderandolo di bombe.
Quando il tempo ristabilirà le responsabilità del criminale di guerra Benjamin Netanyahu, verrà giudicato dalla storia (e non dal flebile soffio dei tribunali e degli organi internazionali), verranno a galla i suoi complici internazionali che per calcolo politico o per vigliaccheria gli hanno coperto le spalle.
Quando si poserà la furia bellicista – ci vorranno anni – ci si renderà conto che la frase «eh, ma il 7 ottobre» o la favola della «liberazione degli ostaggi» (ultimo dei pensieri del premier israeliano) suoneranno come una tragica barzelletta.
Buon martedì.
Nella foto: bombardamenti israeliani nel sud del Libano, 20 settembre 2024 (wikipedia)