Fermi tutti. Non è vero che a Gaza le persone debbano sopportare alla fame oltre a scampare dalle bombe. Il buon cuore di Benjamin Netanyahu sta inondando Gaza di quantità di cibo, tonnellate d’acqua e attrezzature mediche. La fame? È solo un’invenzione di Hamas e le principali organizzazioni del mondo crederebbero a questa bugia planetaria.
In un suo articolo Il Foglio ribalta la realtà: a Gaza la fame non esiste. Anzi, c’è più cibo di prima
A sostenere questa folle tesi oggi in edicola c’è Il Foglio che con un articolo di Giulio Meotti riesce a ribaltare la realtà in punta di penna. Il “fact-checking” (l’hanno chiamato davvero così) del giornale diretto da Cerasa si intitola “Dal cibo all’acqua, cosa fa Israele sulla crisi a Gaza. Ma i media credono a Hamas” e vorrebbe illuminarci perché, scrivono, “nonostante gli enormi ostacoli nell’area, in realtà Israele facilità gli aiuti e le forniture di cibo”. Le prove? Un’amorevole chiaccherata con Pnina Sharvit-Baruch, ex colonnello dell’esercito israeliano promossa nel 2009 alla cattedra di diritto internazionale dell’Università di Tel Aviv già sospettata di aver fornito copertura legale ai crimini di guerra commessi durante l’offensiva israeliana a Gaza di quell’anno. In quell’operazione furono uccisi più di 1300 palestinesi, la maggioranza dei quali civili, e migliaia furono feriti. Secondo critici citati dal quotidiano israeliano Ha’aretz, il colonnello Sharvit-Baruch e il suo staff avrebbero distorto le tradizionali interpretazioni delle leggi internazionali, per allargare il raggio delle operazioni militari legittime e includervi anche gli obiettivi civili.
Al Foglio devono avere pensato: chi meglio di lei potrebbe svelarci i lauti banche che Israele concede ai Palestinesi? Tutto falso quindi quello che dicono gli esperti (messi tra virgolette nell’articolo, giusto per sminuirli). “A Gaza non c’è carenza di cibo”, scrive Meotti. Le prove? “Basta andare sui social palestinesi”, si legge nella ficcante inchiesta del giorno. Anzi, per Il Foglio è tutta un’invenzione di “Hamas che usa la sofferenza palestinese per esercitare pressioni internazionali su Israele affinché interrompa la campagna militare”.
A sostenere la folle tesi è Pnina Sharvit-Baruch, ex colonnello dell’esercito israeliano già sospettata di aver fornito copertura legale a crimini di guerra nel 2009
Proprio ieri Save The Children ci ha fatto sapere che i 346.000 bambini sotto i cinque anni presenti nella Striscia sono quelli a più alto rischio di malnutrizione. Si stima che già 1 bambino su 3 sotto i due anni soffra di deperimento, e secondo il Global Nutrition Cluster, un gruppo di organizzazioni umanitarie focalizzate sulla nutrizione, le stime sulla malnutrizione sono raddoppiate rispetto a gennaio, quando a soffrirne erano 1 bambino su 6. Quelli che non leggono Il Foglio dicono che a Gaza oltre un milione di persone rischia di morire di fame tra maggio e luglio, a causa della carestia provocata da Israele nei territori palestinesi.
A lanciare l’allarme è stato l’ultimo rapporto dell’Integrated food security phase classification (Ipc), di cui fanno parte due agenzie delle Nazioni Unite: il Programma alimentare mondiale (Fao) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il documento denuncia esplicitamente la responsabilità israeliana della situazione, definita “carestia provocata dall’uomo”. “La comunità internazionale dovrebbe vergognarsi per non essere riuscita a impedire la carestia. Sappiamo che quando viene riconosciuta come tale è ormai troppo tardi per evitarla”, ha detto su X Martin Griffiths, coordinatore dei programmi di soccorso delle Nazioni Unite. “L’unica domanda che possiamo porci a questo punto è quanto ancora si permetterà che vada avanti”, ha aggiunto Jeremy Konyndyk, capo dell’organizzazione umanitaria Refugees international. Ma non è vero, si sbagliano tutti. A Gaza si mangia benissimo, parola de Il Foglio.
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