Vedono minoranzocrazia dappertutto per non ammettere di essere minoranzofobici. Non è una malattia nuova: temere le minoranze è l’ossessione di qualsiasi governo autoritario nella storia dell’uomo, è il tarlo di qualsiasi segretario o amministratore delegato. Non serve nemmeno che si oppongano: il solo fatto di essere pochi e indifesi paventa agli occhi del governo il rischio che possano ribellarsi. Osservando la parabola del governo Meloni dal suo insediamento si scorge un mostruoso sforzo contro minoranze e deboli. Si potrebbe usare il vecchio adagio del “forti con i deboli e deboli con i forti”, ma nel nostro caso c’è qualcosa di più: qui siamo di fronte a un governo con traumi evidenti mai superati, con psicosi che richiederebbero un intervento farmacologico.
La caccia ai colpevoli per i giustificare i propri fallimenti
Riavvolgiamo il nastro. Sforziamoci di ricordare che Giorgia Meloni ha ottenuto le chiavi di Palazzo Chigi per ribaltare l’Italia, l’Europa e per cambiare gli equilibri del mondo. Ci sono nei voti per Meloni le aspirazioni rivoluzionarie di chi ha sempre trovato colpevoli esterni per i propri fallimenti. Colpa dei migranti, colpa dell’Europa, colpa di Roberto Speranza, colpa della comunità scientifica, colpa della Cina, colpa degli antifascisti, colpa del Pd, colpa del M5s, colpa di Matteo Renzi, colpa di Mario Draghi (questo meno, Giorgia sapeva che le sarebbe tornato utile), colpa della globalizzazione, colpa delle tasse, colpa del reddito di cittadinanza, colpa dei giovani sfaticati, colpa dell’abolizione del servizio militare, colpa delle femministe, colpa della lobby gay, colpa di Joe Biden, colpe (solo ultimamente) di Vladimir Putin, colpa degli ambientalisti, colpa dei senza religione, colpa degli islamici, colpa dei fruttivendoli Bangla, colpa della riforma Fornero, colpa di Luciana Lamorgese, colpa dei virologi, colpa delle Ong. Ne ho dimenticato sicuramente qualcuno, ma se vi impegnate a trovare i “colpevoli” additati in questi anni ricorrerete a una sfilza spaventosa. Però sono riusciti a snocciolarla con un tempismo perfetto, senza incorrere nell’effetto inverso del vittimismo. Il vittimismo, appunto, è la proteina nazionale di qualsiasi minoranzofobia.
Emergenze e decreti che a riguardarli ora fanno tenerezza
Arrivati al governo, nemmeno il tempo di togliersi il soprabito, i nostri giustizieri hanno sfornato un decreto rave che a riguardarlo adesso fa tenerezza. Un governo che come primo atto politico decide di “punire” ferocemente qualche sparuto centinaio di persone per presentarsi agli italiani e al mondo. Poi ovviamente non se n’è più parlato. Gli elettori di questo governo devono essersi tastati, hanno guardato in giro e in effetti no, la loro vita non era migliorata sensibilmente. Poi hanno deciso di lanciare la sfida alla farina di grillo. Non esistono dati ma si può affermare con certezza che gli affezionati della farina di grillo non siano una consistente parte della popolazione (oltre alla scontata innocuità). La difesa del gusti della patria, hanno detto. Poi i loro elettori devono averci pensato alla sera, con il naso su una braciola o su un piatto di pasta, devono essersi bloccati per qualche secondo con la forchetta a mezz’altezza e si sono confessati che no, che la loro vita non è sensibilmente migliorata e che nemmeno la cena era più gustosa.
I nemici del governo Meloni sono meno dei tesserati alla bocciofila
Poi se la sono presa con le coppie omosessuali che ricorrono alla maternità surrogata. Sono un centinaio e sono una minoranza nel computo delle coppie che si affidano alla gestazione per altri. Per qualche giorno sembrava che su quella manciata di persone fosse in bilico la credibilità dello Stato e la salvezza nel regno dei cieli di noi cittadini. Iconico il “rischio anarchico” in cui la maggioranza è riuscita a trascinare (e quelli si fanno sempre trascinare volentieri) anche pezzi del centro e del centrosinistra. I dai dell’intelligence italiana dicono che il “pericolo anarchico” è un gruppo di meno di 200 persone in tutto il Paese. Ha più tesserati la bocciofila sotto casa. Anche in questo caso la catastrofe incombente è magicamente scomparsa dal dibattito pubblico. Non è stata sconfitta, semplicemente era una farsa.
Una narrazione sempre distorta rispetto alla realtà dei numeri
Negli ultimi giorni i nemici del governo sono le madri in carcere con i bambini. La narrazione immagina orde di donne che partoriscono per farsi scarcerare. Fate un salto sul sito del ministero: sono 23 donne con 26 figli. Un impeto così largo contro un gruppo così ristretto sarebbe roba buona per una Corte dei conti dell’opportunità. I “grandi rischi” che il governo ha affrontato questi mesi sono temi che faticherebbero a entrare in un piede di cronaca. Mettendo in fila i rischi presunti a essere spaventosi sono quelli al governo. Aspettando la prossima minoranza da martellare a ministeri unificati.
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