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Il merito e la laurea del presidente di Confindustria

Da qualche settimana l’economista e professore universitario (e quindi laureato) Riccardo Puglisi si domanda e domanda se l’esperto di geopolitica Dario Fabbri sia laureato. La sua legittima domanda ha aperto un dibattito su X (ex Twitter) che verte soprattutto sulla presentazione di Fabbri come “dottore” in diverse occasioni. La platea del dibattito si divide tra chi sottolinea che Fabbri non ricopra ruoli pubblici e abbia già ampiamente dimostrato il suo valore con le sue analisi e chi invece ritiene che la trasparenza sul proprio percorso di studi sia responsabilità di un personaggio pubblico. 

Da qualche giorno il nodo della laurea è emerso anche per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Bonomi non è laureato eppure viene presentato come “dottore” e non ha mai smentito la propria laurea. La sua pagina Wikipedia, che lo indicava come laureato in economia, è stata corretta in fretta e furia dopo l’uscita di primi articoli giornalistici sulla questione. Si sa che Bonomi, esaurito il mandato in Confindustria, vorrebbe sedersi sulla poltrona di presidente del cda della Luiss, l’università confindustriale. Peccato che serva una laurea. Il decreto legge numero 13 del 24 febbraio scorso, quello per l’attuazione del Pnrr, al comma 9 dell’articolo 26 introduce quale requisito per la carica di presidente di un’università il possesso di un titolo di studio non inferiore alla laurea. C’è di più: Bonomi (imprenditore che imprende con il 4,5 per cento di un’azienda che distribuisce apparecchi “elettromedicali”) è colui che tutti i giorni ci dà lezioni di “merito” e di “fatica per guadagnarsi un lavoro”. Qualcuno dice che siano questioni di lana caprina. Forse sì, siamo in un tempo in cui la credibilità è caprina. 

Buon lunedì. 

Nella foto: Carlo Bonomi (Wikipedia)

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