Per rimettere in piedi la sanità che tutti celebravano durante la pandemia (con la solenne promessa di restituirle dignità) servono 15 miliardi di euro e un milione di nuove assunzioni tra medici e infermieri.
Il 19° Rapporto Sanità del Crea, Centro per la ricerca economica applicata in sanità, presentato il 24 gennaio nella sede del Cnel, a Roma, mette in numeri il divario tra la sanità italiana e quella dell’Unione europea. La bellezza dei numeri sta tutta nella capacità di disegnare le dimensioni senza bisogno di ulteriore fantasia.
A proposito di numeri nel rapporto si ricorda che il nostro Paese ospita una delle popolazioni più anziane del mondo che ci porteranno intorno al 2032 a sfondare il muro dei 10 milioni di pazienti over 65 con patologie croniche. A questi, aggiunge il rapporto, vanno aggiunti i circa 7 milioni cronici “giovani”, tra i 18 e i 69 anni.
Ci sarebbe da invertire anche la preoccupante tendenza dei medici per mille abitanti over 75 che sono passati dal 42,3 del 2003 al 34,6 mentre gli infermieri da 61 sono diventati 52,3. A proposito di anziani non autosufficienti il numero di operatori socio sanitari sono 86,4 per mille abitanti over 75, contro i 114,6 della Spagna, i 175,8 della Francia e i 211 del Regno Unito.
L’unico dato in continuo miglioramento è il fatturato della sanità privata che nel 2022 ha raggiunto i 40,1 miliardi di euro ( +0,6% medio annuo nell’ultimo quinquennio) con Trentino-Alto Adige (21,0%) e Lombardia (19,7%) che fieramente svettano.
Alla luce del quadro descritto ognuno può liberamente giudicare il definanziamento nella Sanità del 3% dal 2016 al 2021.
Buon giovedì.