«La consultazione dell´Anagrafe tributaria ha evidenziato che Daccò, dal 2001, non ha mai dichiarato redditi imponibili in Italia né all’estero». E risiede a Londra dove i cittadini “non dom”, cioè i non residenti, non pagano le tasse. La figura dell´imprenditore Pierangelo Daccò emerge dalle carte dell´indagine milanese sull´ospedale San Raffaele. A lui viene contestato il reato di concorso in bancarotta, per aver distratto attraverso presunte false consulenze circa 3,5 milioni di euro. Una delle ipotesi degli inquirenti è che fosse un collettore di denaro, soprattutto contante, da girare ad alcuni referenti politici. Il suo nome è stato spesso accostato a quello del governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, non fosse altro che per la loro amicizia che, come ha confermato ieri lo stesso Formigoni in una intervista a la Repubblica, dura da vent´anni. Tra le banche preferite, per ragioni anagrafiche, vi è proprio la Popolare di Lodi (il nome di Erika Daccò è stato trovato nelle agende di Gianpiero Fiorani), ma la più importante è la Unicredit (80 rapporti). L´immobiliarista della famiglia è la moglie con 14 appartamenti in quel di Lodi e due case a Bordighera. Ma gli inquirenti sono pronti a scommettere che attraverso fiduciarie possieda il Residence Baia delle Ginestre a Teulada, alcune case ad Arzachena e una villa a Bonassola. Più una barca (e forse altre due), il Mi Amor, sul quale è stato fotografato con Formigoni. Su Repubblica la vergognosa storia di un’Italia e una Lombardia (e un lodigiano) che offende l’intelligenza, oltre che infrangere le regole.
Il povero lodigiano Daccò e la sua banca (impopolare)
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