Il processo Open Arms che vede imputato Matteo Salvini per non avere fatto sbarcare i 147 migranti a bordo dell’imbarcazione a bordo dell’Ong lo ricorderemo (o forse lo rimuoveremo) come la più alta confessione della bassezza della politica negli ultimi anni in Italia. Ricorderemo che una pessima stampa ha svolto un pessimo servizio alla verità mettendo sotto accusa Open Arms che invece sarebbe la parte lesa, in barba al pruriginoso garantismo che viene sventolato quando serve a proteggere qualche amico potente. Ricorderemo le parole dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte che in un’Aula di tribunale ha testualmente detto: «Il tema dell’immigrazione è stato sempre un tema di propaganda politica. Il ministro ha sempre avuto delle posizioni molto chiare per quanto riguarda la gestione del problema migratorio».
Conte-Salvini, la sfida tra il «debole» e il «rigoroso»
L’ex premier scrisse anche una missiva aperta al leader della Lega lamentando la diffusione non fedele del contenuto di una lettera del 14 agosto. «Siamo al 15 agosto, ci avviavamo verso la crisi di governo e una probabile competizione elettorale, il tema immigrazione è sempre stato caldo per la propaganda politica ed era chiaro che in quella fase Salvini, che ha sempre avuto posizioni chiare sulla gestione del problema, volesse rappresentare me come un debole e lui invece come rigoroso. Scrissi la lettera aperta perché mi infastidiva intanto che uno scritto da me inviato al ministro fosse stato diffuso dal destinatario senza la mia autorizzazione. Inoltre avrei gradito che fosse rappresentato per quel che era».
Tutta una questione di «competizione elettorale»
Conte ha spiegato di essere infastidito dal «fatto che una lettera che era mirata a risolvere un problema fosse stata diffusa dal destinatario senza chiedere al mittente l’autorizzazione. Fermo restando che se il presidente del Consiglio scrive al ministro ci può stare, ma avrei gradito che fosse rappresentata nella sua puntualità. Qui invece colgo il clima incandescente rispetto a una competizione elettorale che poteva essere imminente e si voleva rappresentare un presidente del Consiglio debole sul fenomeno immigratorio, mentre il ministro dell’Interno aveva una posizione di rigore, questo era il clima politico di quel periodo».
Sofferenze inflitte dai politici a persone inermi
Basterebbero queste parole per comprendere in modo cristallino, al di là dell’aspetto giudiziario, che sulla pelle migranti si gioca una guerra vigliacca con politici che fanno a gara a chi ce l’ha più lungo. Non basta questo per vergognarsene? Come racconteremo ai nostri figli che c’è stato un tempo in Italia in cui le massime cariche dello Stato misuravano la propria autorevolezza sulle sofferenze che erano in grado di infliggere su persone inermi? Dov’è la Costituzione? Dov’è la carità cristiana che quelli indossano, baciano, venerano come un orpello elettorale?
Far sbarcare i minori? Solo per questioni legali
Sostiene Conte che sollecitò «il ministro Salvini a far sbarcare i minori a bordo della Open Arms perché secondo me era un tema da risolvere al di là di tutto. Cercai di esercitare una moral suasion sulla questione perché mi pareva che la decisione di trattenerli a bordo non avesse alcun fondamento giuridico». Capito? A spingerli non fu la normale pietà umana, ma il terrore di essere illegali. Il primato della politica (che dovrebbe arrivare “prima” della legge) si schianta contro il frugale terrore di incorrere in sanzioni. C’è qualcosa di più piccolo e vile?
Di Maio e i «taxi del mare», prima ancora Minniti
Poi magari ci permetteremo anche di ricordare che i “cattivi” di questa storia sono diventati avversari e in alcuni casi hanno addirittura invertito le proprie politiche. Magari ci ricorderemo che in quella brutta storia appare come comparsa anche quel Luigi Di Maio che parlò di «taxi del mare» e per un breve periodo è diventato simbolo dei “progressisti” con tanto di candidatura sostenuta dal Partito democratico. E ci verrà facile collegarci con quell’ex ministro dem, Marco Minniti, che diede il via a questa sciagurata discesa negli inferi. Verrà, verrà eccome, il giorno in cui si riconoscerà la responsabilità diffusa di una disumanità molto più bipartisan di come la vorrebbero raccontare.
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