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Il ripugnante ballo delle lettere intorno a Silvio Berlusconi

Ci sono momenti storici, certi bivi, che indicano in quale parte qualcuno decide di collocarsi nella storia. Che Marina Berlusconi figlia di cotanto padre decida di prendere carta e penna per scrivere a Il Giornale (ch’era di famiglia) per dipingere il padre Silvio come perseguitato dalla magistratura era prevedibile.

Che Marina Berlusconi decida di scrivere a Il Giornale per dipingere il padre Silvio come perseguitato dalla magistratura era prevedibile

Di mezzo c’è il rapporto filiale con l’accusato, c’è l’esigenza di non sporcare il brand che da quelle parti dà lavoro a tutti e c’è un’abitudine congenita all’ipocrisia. Dipingere come perseguitato un uomo che ha il suo migliore amico e ex braccio destro condannato per mafia con sentenza definitiva perché faceva da tramite tra lui e Cosa Nostra è un atto che richiede sprezzo del pericolo. Non c’è che dire. I veri perseguitati sono coloro che l’hanno avuto come presidente del Consiglio senza nessuna spiegazione sugli amici dei suoi amici e sui soldi con cui è diventato imprenditore.

Quella discussione appartiene però all’alveo del berlusconismo. Ha invece addosso la macchia del centrosinistra la lettera che allo stesso giornale ha scritto Matteo Renzi per difendere Berlusconi. Nella missiva Renzi dà dei “folli” ai magistrati che indagano sulle stragi del ’93 accusandoli di alimentare una certa “narrazione che i vertici delle istituzioni più lontani dalla sinistra avessero rapporti con la mafia” e ci dice che “bisogna smetterla di considerare gli avversari come mafiosi”. La negazione della realtà per interessi parentali fa già schifo ma quella per interessi elettorali è un abominio ripugnante.

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