Perennemente concentrati nel distogliere l’attenzione dal patriarcato in merito al femminicidio di Giulia Cecchettin, la compagine di governo si misura ogni giorno con dichiarazioni a raffica per convincerci che gli uomini che ammazzano le donne siano un evento che non ha nulla a che fare con una mala cultura generale.
“Giulia ha incontrato nella sua vita un criminale, che è stato il vero artefice del tragico epilogo della sua vita”
Ieri, tra i tanti, si segnala per capacità di analisi e per virtuosismo nella sintesi il ministro all’Interno, Matteo Piantedosi, che ospite della moritura trasmissione Avanti Popolo di Nunzia Di Girolamo su Rai 3 ci spiega che “Giulia ha incontrato nella sua vita un criminale, che è stato il vero artefice del tragico epilogo della sua vita. Sul resto c’è un approfondimento in corso”, spiega il ministro, con un’evidente desiderio che la questione si chiuda qui. Dopo l’illuminante uscita in occasione della strage a Steccato di Cutro in cui accusò le madri “di mettere in pericolo i propri figli” perché accettavano il rischio di morire per scappare da un luogo dove sarebbero sicuramente morti ora Piantedosi si ripete.
Agevoliamo una bozza per il calendario dei suoi prossimi comunicati stampa: Ayrton Senna se non avesse scelto di essere un pilota di Formula 1 non sarebbe morto; se John Fitzgerald Kennedy avesse fatto il panettiere molto probabilmente sarebbe ancora vivo; se le vecchiette non uscissero di casa per ritirare la pensione sicuramente non sarebbero scippate; se le gare di discesa libera fossero in salita non le vincerebbe nessuno; se Roberto Baggio non avesse sbagliato quel rigore saremmo stati campioni del mondo. E poi l’ultima, la più importante: se le donne fossero uomini finalmente non ci sarebbero più femminicidi.
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