In Spagna vincono i Popolari, ma senza i numeri per formare una maggioranza al Congresso per governare il Paese. I sondaggi davano il centrodestra di Alberto Nuñez Feijóo grande favorito per la vittoria, col solo ‘dubbio’ della necessità di un accordo politico con l’estrema destra di Vox per la formazione del governo.
L’eventuale accordo (vissuto con disagio dai Popolari) comunque non ci sarà perché la somma dei seggi non basta per raggiungere la fatidica quota 176, maggioranza assoluta nel Congresso composto da 350 seggi. Tiene il Psoe, i socialisti di Sánchez. Il contraccolpo in Italia Anche in trasferta la classe politica italiana non si smentisce, nemmeno se non giocano la partita.
Ecco perché il crollo del partito amico di Fratelli d’Italia è un segnale anche per l’Italia
Il giorno dopo le elezioni in Spagna qui da noi esultano tutti. Riuscire a distorcere i risultati elettorali di altri Paesi per trasformarli in biada per la propaganda è un talento che richiede molto coraggio e una buona dose di sopportazione del ridicolo. Tra i primi a commentare i risultati spuntano “lo dos competentes” (citazione rubata alla collega Chiara Geloni) Matteo Renzi e Carlo Calenda. Renzi spiega che il risultato “sono un segno interessante: non si vincono le elezioni contro l’Europa. E le prossime europee si vinceranno al centro”.
Calenda (per una volta quasi d’accordo con lui) invita a ragionare su “una larga coalizione tra popolari e socialdemocratici” per tenere ai margini la destra estrema di Vox. I due però hanno distrattamente perso la lezione più importante che arriva dalla Spagna: da quelle parti il “terzo polo” del centro dei riformisti (Ciudadanos) non esiste più in Parlamento. Che poi le “larghe intese” siano il modo migliore per foraggiare gli estremisti alla Vox è una lezione che hanno imparato quasi tutti in tutta Europa. Tranne Calenda.
Ma i risultati spagnoli bruciano soprattutto per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ieri è stata indecisa per tutto il giorno se vergare o no una nota di suo pugno sul risultato spagnolo. Una cosa è certa: in Spagna Vox – a cui Meloni ha dedicato il suo incondizionato appoggio in campagna elettorale sforando anche dai limiti del suo ruolo – ha ottenuto 33 deputati, perdendo 19 dei 52 seggi conquistati nel 2019 e vedendo svanire qualcosa come 650mila voti oltre al tracollo su feudi elettorali storicamente in mano all’estrema destra.
“In Europa è il tempo dei patrioti”, aveva urlato la presidente del Consiglio in videocollegamento durante il comizio di chiusura della campagna elettorale del leader di Vox Santiago Abascal, che ora traballa sotto i colpi della sconfitta. Le cose non stanno così. In Spagna i tradizionali partiti Psoe e Pp insieme raggiungono quasi il 65% del voto e ora il partito di estrema destra a cui Meloni ha regalato anima e corpo rischia l’irrilevanza politica.
“Ha ragione Yolanda Diaz ‘stanotte la Spagna ha dormito più tranquilla’ perché l’onda nera degli amici di Meloni è stata fermata”, scrive su Twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Angelo Bonelli di Europa Verde festeggia “la sconfitta dei sovranisti e negazionisti climatici […] insieme allo straordinario risultato di Sumar con Yolanda Diaz che ha tenuto insieme la giustizia sociale e quella ambientale”.
Soddisfazione anche nel Pd con la segretaria Elly Schlein, che esulta: “I risultati delle elezioni premiano il coraggio di Pedro Sanchez e della sua squadra e ribaltano un esito che sembrava già scritto. I veri sconfitti da un verdetto implacabile sono i nazionalisti di estrema destra di Vox. È la dimostrazione che l’onda nera si può fermare… Adelante!”.
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