Mi scrive Giulia. Giulia ha vent’anni e ha deciso di passare un anno all’estero prima di iscriversi all’Università. Per questo è finita in Germania. Per imparare la lingua sta studiando Schrite plus, un manuale di lingua tedesca che immagina alcune situazioni ordinarie per esercitarsi con la lingua. Giulia ha partecipato ad un incontro con la sua scuola nell’ultimo giorno del suo ultimo anno di Liceo in cui abbiamo parlato (tutti insieme, ma per la storia non conta che ci fossi io) dell’antiracket culturale e della pericolosa tipizzazione della mafia in Italia e all’estero, per questo Giulia non è rimasta indifferente vedendo le immagini di una consegna a domicilio di una pizza all’archetipo del mafioso italiano con il sottotitolo di “pizza mafioso”. Mi scrive:
Essendo in Germania frequento un corso di tedesco e ho per questo l’apposito libro di testo. In una delle sue unità trovo l’argomento “Pizza Mafioso”, in cui un ragazzo che lavora in una pizzeria take away porta le consegne, e tra i clienti vi è appunto questo personaggio, paragonabile a noi sappiamo chi, in cui emergono i soliti, vecchi, irrispettosi (per noi) stereotipi.
Appena me ne sono accorta, la mia prima reazione è stata dire: “Che vergogna!”.
Non so se sono troppo permalosa o cos’altro, però la trovo veramente un trovata infelice che, ripeto, non è la prima volta che viene impiegata (cito, ad esempio, il caso della Svezia in cui un vino o un olio italiano veniva venduto con un’etichetta che riportava qualcosa come “mafia” o “mafiosa” a scopi commerciali).
Vorrei sapere il tuo parere a riguardo e se è veramente necessario, ogni volta, girare il coltello in una piaga con cui facciamo i conti tutti i giorni.
Insomma è la solita storia della mafia utilizzato come marchio ma con una buona notizia: la reazione di una generazione (questo è il caso di Giulia ma le mail e le segnalazioni sono moltissime) che decide di non soprassedere. Di esportare altro. E di lavorare per il rispetto del proprio Paese. Ed è una buona notizia poiché sarà la generazione di Giulia ad avere la responsabilità di ricostruire il rispetto, l’onore quello vero, quello scritto nella Costituzione.