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In Europa avanza il Green Deal. Da noi dilagano i negazionisti

Mentre l’Italia si spacca in due per un cambiamento climatico che ormai ha tutti i connotati di un’emergenza e mentre dalle parti del governo ancora si lisciano i negazionisti climatici la Commissione europea si rallegra per “l’approvazione definitiva della direttiva riveduta sull’efficienza energetica, del regolamento FuelEu Maritime e del regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi, nell’ambito del pacchetto legislativo “Fit for 55” volto a ridurre le emissioni di gas serra dell’Ue di almeno il 55% entro il 2030”.

Secondo la Commissione Ue, “questa versione riveduta della direttiva sull’efficienza energetica, ben più ambiziosa della precedente, ridurrà il consumo di energia in questo decennio e oltre e instraderà l’Ue su un percorso efficiente sotto il profilo dei costi, con l’obiettivo di diventare climaticamente neutra entro il 2050”. Gli obiettivi proposti sono stati rivisti al rialzo dalla Commissione dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e ora contribuiscono anche agli sforzi dell’Ue per porre fine alle importazioni di combustibili fossili dalla Russia, come indicato nel piano RePowerEu.

Via libera alla direttiva Ue sull’efficienza energetica. Mentre le destre danno sponda ai complottisti climatici

In un Comunicato del Consiglio europeo si legge che “gli Stati membri garantiranno collettivamente una riduzione del consumo di energia finale di almeno l’11,7% nel 2030 rispetto alle previsioni di consumo energetico per il 2030 formulate nel 2020. Ciò si traduce in un limite massimo al consumo di energia finale dell’Ue pari a 763 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 993 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per il consumo primario. Il limite per il consumo finale sarà vincolante per gli Stati membri a livello collettivo, mentre l’obiettivo per il consumo di energia primaria sarà indicativo”.

Tutti gli Stati membri stabiliranno contributi nazionali indicativi e traiettorie per il conseguimento dell’obiettivo nei rispettivi piani nazionali integrati per l’energia e il clima (Pnec). I progetti di Pnec aggiornati erano previsti per giugno 2023 e i piani definitivi sono previsti per il 2024. La Commissione Ue calcolerà se tutti i contributi raggiungono l’obiettivo dell’11,7% e, in caso contrario, apporterà correzioni ai contributi nazionali inferiori all’importo che si otterrebbe utilizzando la formula (il cosiddetto meccanismo per colmare i divari). La formula si basa, tra l’altro, sull’intensità energetica, sul Pil pro capite, sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sul potenziale di risparmio energetico.

L’obiettivo di risparmio energetico annuale per il consumo di energia finale aumenterà gradualmente dal 2024 al 2030. Gli Stati membri garantiranno in media un nuovo risparmio annuale dell’1,49% sul consumo di energia finale nel corso di tale periodo, raggiungendo gradualmente l’1,9% il 31 dicembre 2030. Le nuove norme prevedono “l’obbligo specifico per il settore pubblico di conseguire una riduzione annuale del consumo energetico dell’1,9%, che può escludere i trasporti pubblici e le forze armate. Inoltre, gli Stati membri saranno tenuti a ristrutturare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli immobili di proprietà di enti pubblici”.

Il testo prevede anche l’implementazioni di stazioni di ricarica per coprire l’intera rete stradale entro il 2030. Mentre in Italia i partiti al governo fanno le barricate per la auto a benzina, irridono i bonus per l’efficientamento energetico e ancora confondono il meteo con il clima l’Europa sta già programmando il futuro. Basta questo per pesare l’autorevolezza del dibattito nostrano.

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