A Parigi accade qualcosa che sembra troppo sconveniente raccontare qui da noi: migliaia di persone sono in piazza da giorni per protestare contro una riforma del lavoro che, per l’ennesima volta in Europa, decide di spostare la bilancia dei diritti dalla parte dei padroni. Il turbocapitalismo europeo che soffia di questi tempi passa anche per la Francia ma lì trova un muro semplice, civico, quasi banale: la gente. Perché la battaglia francese non è solo politica e nemmeno ad appannaggio dei sindacati, ma tiene insieme i lavoratori in una rappresentanza più larga di qualsiasi sigla: è la battaglia sociale che si fa argine.
Perché l’Italia non riesce a girare lo sguardo dalla parte dei francesi? Perché a vederli da qui, quelle 3000 sentinelle che ogni sera presidiano Place de la République a Parigi e i lavoratori che bloccano l’accesso alla raffineria della Esso vicino a Marsiglia, sono probabilmente uno schiaffo all’indolenza italiana che supinamente ha già accettato il nuovo corso di un capitalismo che involve i cittadini in manodopera a prezzi (e diritti) stracciati.
Come racconta bene Michele Azzu nel suo articolo la riforma del lavoro voluta dal governo francese (e adottata, guarda un po’, senza passare dal Parlamento) è in molti aspetti addirittura più democratica del nostro chiacchierato Jobs Act…
(il mio articolo per Fanpage continua qui)