In Francia si ripete il copione italiano. Tra gli inganni di questi anni c’è l’aver creduto che il post-fascismo possa diventare alfiere contro l’antisemitismo quando invece la postura (simulata come molte altre) è solo passo nel percorso di potabilizzazione.
I sovranisti hanno dapprima edulcorato la propria definizione. Sono post-fascisti nelle idee, nei modi, nel retaggio culturale, nelle citazioni, talvolta nei motti stessi ma gli è bastato imbellettarsi con un pizzico di vago patriottismo per nascondere il tutto sotto una coltre di protezionismo dei confini. La preoccupazione principale di Bardella in Francia – come accade qui in Italia – è quella di apparire eredi naturali seppur evoluti del fascismo proponendone una formula “buona” e degna di calcare il palco internazionale.
La lotta all’antisemitismo (di facciata) è utile per sdoganare un suprematismo nei confronti delle altre etnie. La difesa del popolo ebraico (bianco e influente) consente di accelerare sullo spauracchio dell’islamizzazione, è un appiglio per difendersi dalle accuse di xenofobia e consente una collocazione nel quadro internazionale.
La guerra ai poveri è una stortura di liberalismo simulato, il negazionismo delle questioni di genere è coperto dalla difesa della famiglia, il negazionismo climatico viene addobbato con menzognere preoccupazioni economiche, l’autoritarismo è giustificato dal conservatorismo culturale. Il fascismo nuovo è la versione codarda di quello vecchio, con gli stessi nemici e con le stesse soluzioni. L’antifascismo come mero esercizio di memoria è il suo alleato migliore.
Buon martedì.