Come prima reazione all’inchiesta di Fanpage che ha prevedibilmente svelato l’anima nera in pezzi del suo partito Giorgia Meloni aveva deciso di attaccare la testata e di sponda tutto il giornalismo. Distrarre e vittimizzarsi, come sempre. Questa volta chiamando in causa addirittura il Quirinale.
Non è andata bene. Le parole della senatrice a vita Liliana Segre indignata per il ripetersi della storia che lei porta sulla pelle hanno capito e affondato Fratelli d’Italia. Il sempre vispo Donzelli ha dovuto vergare in accordo con la presidente del Consiglio un comunicato con il retrogusto della resa: “Ascolteremo come anche nelle occasioni passate, con la massima attenzione e il massimo rispetto le parole della senatrice Segre. Sono sempre un monito per tutti gli orientamenti politici. La senatrice Segre quando riflette sul pericoloso germe dell’antisemitismo è un simbolo di tutta la nazione. Un simbolo che deve essere rispettato da tutti senza polemiche e senza strumentalizzazioni”, dice.
Anche questa è una bugia. Sono gli stessi che votarono contro l’istituzione della commissione monocamerale di controllo per combattere razzismo, antisemitismo e ogni forma di istigazione all’odio parlando di bavagli e di censura. Bisogna ricordarselo, bisogna ricordarglielo. Ora pagherà qualche giovanotto, assisteremo alle espulsioni. Ma per mondare a fondo il partito non basterà. Dovrebbe rinnegare un bel pezzo del suo consenso elettorale.
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