Quelli che stanno al governo in questo momento hanno costruito la retorica della loro azione antimafia sulla figura del giudice Paolo Borsellino. Niente di che, nessuna particolare ispirazione. Devono avere letto da qualche parte che Borsellino era considerato “di destra”, al contrario di Giovanni Falcone e quindi hanno deciso di scipparlo per farne un simbolo. Berlusconi invece disse nel 2017 in un’intervista a Il Foglio che “Falcone è il simbolo di come dovrebbe essere un magistrato”, aggiungendo “al pensiero di Falcone si ispirano molte delle nostre idee sulla giustizia”.
Il governo che si ispira a Borsellino (e un poco meno a Giovanni Falcone) ha iniziato demolendo le già malridotte intercettazioni come strumento di indagine. Il ministro Carlo Nordio ci ha detto che “non servono contro la mafia” perché “i mafiosi non parlavano al telefono”. Mentre pronunciava queste parole le intercettazioni permettevano la localizzazione e la cattura di Matteo Messina Denaro.
Poi il ministro si è messo in testa di abolire il reato spia dell’abuso d’ufficio. Ora lascia intendere di voler smantellare il concorso esterno in associazione mafiosa “inventato” proprio da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con l’ordinanza del loro primo maxi processo. Come spiega Gian Carlo Caselli “in sostanza, Falcone e gli altri del pool sostengono che lo strumento giuridico con cui affrontare il nodo nevralgico delle responsabilità penali nell’area grigia è la fattispecie del concorso esterno”. Alla fine di Falcone e Borsellino resteranno solo le vie, buone per farci una foto da pubblicare sui social.
L’articolo Infangato Borsellino, destre svergognate sembra essere il primo su LA NOTIZIA.