(l’AGI sul suo sito mette in fila il governo Trump in formazione)
Ecco chi ha già detto Sì
Stephen Bannon, 62 anni, ex banchiere di Goldman Sachs, ex patron del sito ultraconservatore e populista Breitbart News, ha guidato negli ultimi mesi la campagna elettorale di Trump, contribuendo a rintuzzare gli attacchi di chi, come lo Speaker della Camera, Paul Ryan, guardava con sospetto la stella nascente. Ma per anni è stato l’uomo, che dalla piattaforma di Breitbart News, ha soffiato sul fuoco dei movimenti più estremi nel panorama politico americano e ferocemente ostile ad Hillary Clinton e allo stesso establishment repubblicano. Sarà lo stratega della linea politica, l’uomo di fiducia del Presidente per le grandi questioni americane e internazionali. La sua prima intervista dopo la nomina ha fatto scalpore: citando Satana e Dart Fener, Bannon ha affermato che “il potere è oscurità”
Reince Priebus – capo dello staff del Presidente
Presidente del partito repubblicano, Reince Priebus, 44 anni, il 20 gennaio diventerà capo dello staff. Laureato in legge alla University of Miami, ha lavorato come avvocato in Wisconsin, dove la sua famiglia si era trasferita dal New Jersey quando aveva 7 anni. Dopo aver perso nel 2004 un’elezione al Senato del Wisconsin, nel 2007 è stato eletto presidente del partito repubblicano dello Stato, il più giovane nella storia. Sin dalla prima ora tra i pochissimi esponenti del Grand Old Party (Gop) non ostili a Trump. La nomina a Chief of staff, ruolo che di fatto gestisce la Casa Bianca, l’accesso al presidente e i rapporti col resto dell’amministrazione e con il Congresso, avrà effetto da mezzogiorno del 20 gennaio 2017 quando Trump si insedierà alla Casa Bianca come 45esimo presidente degli Stati Uniti. Priebus è stato per Trump un ponte con l’establishment e il partito, quando si era creata una frattura tra i vertici Gop e la sua campagna elettorale. Fu lui a organizzare l’incontro pacificatore con lo Speaker della Camera, Paul Ryan.
Jeff Sessions – ministro della Giustizia
Jeff Sessions, 69enne dell’Alabama, ha ricoperto lo stesso incarico a livello statale ed è stato il primissimo sostenitore di Trump alla Camera alta del Congresso, quando ancora il controverso candidato repubblicano era guardato dall’alto in basso dai maggiorenti del partito. Presto è diventato uno dei più ascoltati consiglieri di Trump. E’ un conservatore molto radicale ma rispettato da compagni di partito e avversari per la sua competenza giuridica e la sua integrità. Convinto antiabortista, vuole combattere contro l’immigrazione clandestina e la parità tra coppie etero e omosessuali. Inoltre è favorevole al taglio della spesa pubblica e a una lotta senza quartiere alla criminalità.
Elaine Chao – ministro dei Trasporti
Elaine Chao, 63 anni, è immigrata da Taipei (Taiwan) negli Usa quando aveva 8 anni. La sua famiglia era fuggita dalla Cina dopo l’avvento al potere dei comunisti nel ’49. Repubblicana, nel 1989 viene scelta dal presidente George H. W. Bush come vice ministro dei Trasporti: è la prima volta che una donna, e per di più di origine asiatica, ricopre un incarico del genere. Nel 2001 è nominata dal presidente George Bush Jr ministro del Lavoro. Nel comunicato del team di transizione, si spiega che Chao è stata scelta alla guida dei Trasporti perché “porta con sé esperienza senza pari e comprensione del ruolo”. Il dipartimento dei Trasporti sarà centrale per il massiccio piano di investimenti per la ricostruzione delle infrastrutture annunciato da Trump in campagna elettorale.
Tom Price – ministro della Salute
Deputato repubblicano della Georgia, 62 anni, Tom Price è stato uno dei grandi oppositori della riforma sanitaria di Barack Obama. E’ dunque, come spiegato nel comunicato del team di transizione, “eccezionalmente qualificato per gestire il nostro impegno ad abrogare e sostituire Obamacare, e offrire un’assistenza sanitaria a buon mercato e accessibile per ogni americano”. Chirurgo ortopedico, eletto al Congresso nel 2004, Price è contrario all’aborto e al controllo delle armi ed è presidente della commissione Budget della Camera. Si è schierato a favore dell’estensione del Patriot Act, la legge contro il terrorismo arrivata in risposta all’11 settembre (che violava la privacy dei cittadini e che è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema nel 2007).
Mike Pompeo – direttore della Cia
Mike Pompeo, 52 anni, eletto in Kansas ma nativo della California, chiare origini italiane (i suoi antenati venivano dalla Campania), ha lavorato in uno studio legale e ha fondato una società aerospaziale di successo. Ha avuto un avvicinamento più tortuoso al presidente eletto: diede l’endorsement a Trump senza troppa enfasi dopo aver appoggiato alle primarie Marco Rubio. Più che con il magnate, ha uno stretto rapporto con il suo vice, Mike Pence. E’ favorevole all’abolizione del trattato nucleare con l’Iran, “tanto disastroso con il principale Stato sostenitore del terrorismo al mondo”.
Michael Flynn – consigliere per la Sicurezza nazionale
Il 57enne Michael Flynn è stato advisor di Trump durante la campagna elettorale, dimostrandosi un “perfetto surrogato” – per usare un’espressione del Politico – contro la democratica Hillary Clinton, attaccata per aver messo a rischio informazioni classificate con l’utilizzo di un server di posta privato quando era segretario di Stato. I democratici lo accusano di essere islamofobo e simpatizzante del presidente russo Vladimir Putin. Registrato tra gli elettori democratici, vanta 33 anni di carriera militare, con posizioni di primo piano, dalla guida di missioni Nato in Afghanistan e in Iraq fino alla direzione della Dia (Defence Intelligence Agency) dal 2012 al 2014, quando è stato licenziato dal presidente Barack Obama.
Kathleen T. McFarland – vice-consigliere per la Sicurezza nazionale
Kathleen T. McFarland, nata a Madinson, nel Wisconsin, 65 anni fa, ha mosso i primi passi sotto Richard Nixon, come collaboratrice di Henry Kissinger, per poi fare carriera durante l’amministrazione di Ronald Reagan. Esperta di politica estera e di difesa, fiera oppositrice del presidente Barack Obama, è un volto noto della Fox News, emittente conservatrice, dove ha tra l’altro condotto il programma DefCon3. Nel 2013, dopo l’accordo tra Washington e Mosca che indusse il presidente siriano, Bashar al-Assad, ad accettare di smantellare il suo arsenale chimico, proclamò che Vladimir Putin meritava il Premio Nobel per la Pace.
Nikki Haley – ambasciatore Usa all’Onu
Nikki Haley è il nuovo ambasciatore Usa alle Nazioni Unite. Governatore della Carolina del Sud, 44 anni, di origini indiane e di famiglia sikh immigrata dal Punjab, è la prima donna ad assumere un ruolo di rilievo nella nuova amministrazione del presidente eletto Donald Trump, in fase di formazione. Sposata, con due figli, dal 2010 governatore del South Carolina, sarebbe sponsorizzata dal genero di Trump, l’influente Jared Kushner. La Haley viene indicata come un’esponente dell’ala più intransigente e conservatrice del Partito repubblicano ed era stata inserita anche in una ristretta rosa.di candidati per il ruolo di segretario di Stato.
Steven Mnuchin – ministro del Tesoro
Steven Mnuchin, 53 anni, laureato a Yale, fa parte di una delle famiglie di origine ebraica più in vista della finanza newyorkese. Ex banchiere di Goldman Sachs, oggi numero uno della finanziaria Dune Capital e presidente finanziario della campagna elettorale di Trump. Mnuchin, dopo aver accumulato milioni di dollari con Goldman Sachs si è dato alla produzione di film e ha fondato una società che ha finanziato, tra l’altro, la produzione di successi del botteghino come ‘Avatar’ e ‘American Sniper’.
Wilbur Ross – segretario al Commercio
Trump sceglie il miliardario Wilbur Ross per la poltrona chiave dell’economia Usa, quella di segretario al Commercio. Il settore è tra i più delicati visto il rivoluzionario piano di Trump per scardinare il libero scambio, eliminando alcuni dei principali trattati, tra cui il Nafta e il Tpp. Wilbur Ross (del New Jersey, 79 anni, patrimonio personale di 2,9 miliardi di dollari creato ristrutturando imprese dell’acciaio, del carbone, delle telecomunicazioni) è noto col soprannome di “Re della bancarotta”, perché si è arrichito ristrutturando e rivendendo le compagnie in difficoltà usando le leggi sul fallimento.
James Mattis – capo del Pentagono
James Mattis, soprannominato “Mad Dog”, cane pazzo, il generale in pensione ha sempre detto di vedere nell’Iran una minaccia e di non condividere l’accordo del luglio 2015 sul suo programma nucleare, proprio come Trump. Mattis gode della stima dell’intero corpo dei Marines, di cui ha fatto parte per 44 anni, spesso guidando le truppe in guerra come nel sud dell’Afghanistan nel 2001 e in Iraq dal 2003, dove si distinse nella durissima battaglia di Falluja dell’anno dopo. Nel 2010 approdò alla guida del Central Command, posto da cui controllava tutte le forze americane in Medio Oriente. Da uomo di prima linea, però, il generale a quattro stelle ha usato a volte un linguaggio fin troppo diretto, in stile George Smith Patton: nel 2005 a una conferenza a San Diego affermò che “è un gran divertimento sparare a uomini che schiaffeggiano le loro donne per cinque anni perché non portano il velo”, come in Afghanistan. Nel 2003 alle sue truppe impegnate in Iraq aveva detto: “Siate gentili, siate professionali ma dovete avere un piano per uccidere chiunque incontriate”.
Ben Carson – ministro dell’Edilizia e dello Sviluppo Urbano
Il 65enne Ben Carson, originario di Detroit, è il primo nero a entrare nell’amministrazione di Trump. Medico in pensione, è stato direttore di Neurochirurgia Pediatrica al Johns Hopkins Hospital dal 1977 al 2013. E’ famoso per aver separato nel 1987 una coppia di gemelli siamesi con un intervento chirurgico entrato nella storia della medicina. E’ autore di tre bestseller, fra cui l’autobiografia ‘Mani Miracolose’. Già candidato alle primarie repubblicane, seguace della chiesa avventista, Carson aspirava al ministero dell’Istruzione per poter realizzare le sue idee creazioniste, che mettono in discussione la teoria evolutiva. La sua nomina all’edilizia è stata duramente criticata dai democratici per la mancanza di esperienza nel settore: dovrà gestire l’agenzia da 48 miliardi che sovraintende all’edilizia pubblica, compreso il delicato dossier delle case popolari.
Linda McMahon per le piccole e medie imprese
L’ex amministratore delegato della World Wrestling Administration (Wwa) Linda McMahon scelta come capo della Small Business Administration, ovvero come ministro per la piccola e media impresa. “Linda ha un incredibile background ed è ampiamente riconosciuta come una delle più importanti executive e consulente d’affari a livello globale”, ha dichiarato Trump in una nota, ricordando come la futura ministra abbia trasformato un piccola azienda in un’impresa con 800 dipendenti in uffici nel mondo. La McMahon è cofondatrice, insieme al marito Vince McMahon, del franchise di wrestling Wwe. Ha lasciato la guida della società nel 2009, per tentare senza successo due corse al Senato, nel 2010 e nel 2012.
Al Lavoro Andrew Pudzer
Il ministro del Lavoro sarà Andrew Puzder, Ad della colosso dei fast-food ‘CKE Restaurant’. Puzder è uno dei maggiori finanziatori e sostenitori della prima ora di Trump ma soprattutto è tra i maggiori critici dell’innalzamento a livello federale della retribuzione minima dell’orario di lavoro a 15 dollari. Puzder, che nella sua catena di fast-food, tra i marchi più noti Hardee’s e Carl’s Jr, paga i suoi dipendenti 7,25 dollari l’ora, ritiene che alzare la paga minima a 15 dollari farà aumentare i costi delle società, quindi a ricaduta per i consumatori e alla fine questo porterà al taglio di posti di lavoro perché meno gente sarà disposta a pagare di più per lo stesso panino.
Seema Verma, neo amministratore dei Centers for Medicare and Medicaid Services, l’agenzia federale che gestisce la salute pubblica.
RUOLI IN VIA DI DEFINIZIONE
L’ad della Exxon, Rex Tillerson, Segretario di Stato
Il 64enne texano Rex Tillerson è a un passo dalla poltrona di Segretario di Stato. Presidente e ceo del colosso petrolifero Exxon, è considerato molto vicino a Vladimir Putin. Nel 2011, come riferisce il Wall Street Journal, il petroliere concluse un accordo del valore potenziale di 500 miliardi di dollari tra Exxon e la compagnia petrolifera statale russa, OAO Rosneft ma tutto saltò per le sanzioni inflitte dall’amministrazione Obama a causa dell’annessione nell’aprile del 2014 della Crimea da parte di Mosca.Putin fu comunque così riconoscente da conferire a Tillerson l’Ordine dell’Amicizia, la più alta onorificenza russa che può essere conferita ad un cittadino straniero che ha contribuito a migliorare i rapporti tra Mosca ed un’entita’ o stato straniero
Ex ambasciatore Usa all’Onu John Bolton
Il falco John Bolton, 67 anni, ex ambasciatore all’Onu, neo-conservatore, ha ricoperto vari incarichi nell’amministrazione Reagan e sotto i due presidenti Bush padre e Bush figlio. Acceso sostenitore dell’invasione dell’Iraq nel 2003, nel 2005 fu nominato ambasciatore all’Onu. Durò solo un anno, poi il Congresso non convalidò il secondo mandato. Negli ultimi anni ha svolto attività di lobbista nell’area iper conservatrice e su posizioni fortemente filo-israeliane.
Il petroliere Harold Hamm favorito per il ministero dell’Energia
Al dicastero dell’Energia, snodo strategico per l’annunciato ritorno agli idrocarburi e al carbone, dovrebbe andare Harold Hamm, 70 anni, Ceo di Continental Resources. un miliardario del petrolio dell’Oklahoma, ex consigliere per l’energia di Mitt Romey durante la campagna presidenziale del 2012. Secondo Forbes il suo patrimonio nel 2016 ammonta a 13,1 miliardi di dollari. È fra i principali responsabili dell’affermazione dello shale gas, grazie al quale ha fatto fortuna in North Dakota e ha rivoluzionato l’economia del Paese. Inoltre è uno strenuo oppositore dell’oleodotto Keystone, che dovrebbe pompare greggio attraverso il Nord America, dai giacimenti dell’Alberta, in Canada, alle raffinerie del Texas.
Joe Arpaio favorito per la carica di ministro dell’Interno
Joseph Michael ‘Joe’ Arpaio, sceriffo di Maricopa County in Arizona, 84 anni, deciso a utilizzare il pugno di ferro contro l’immigrazione illegale. Famoso per le proposte-choc e le inchieste sul certificato di nascita di Barack Obama, appare il favorito alla carica di capo dell’Homeland Security. Unico ostacolo sembra essere la sua età.