In Italia il suffragio è davvero universale? No, il 5,3% della popolazione non può votare!
Il prossimo 6 e 7 maggio si voterà in oltre mille comuni italiani. Di questi 28 sono capoluoghi di provincia e 4 anche capoluoghi di Regione. In totale, comprendendo i comuni delle regioni a statuto speciale, saranno chiamati al voto più di 9 milioni di elettori. Considerando solo i comuni maggiori, una percentuale in taluni casi superiore al 10% di potenziali elettori (per esempio a Como, Parma, Verona e Piacenza, dove si arriva addirittura al 14,4%) verrà esclusa dal voto perché non in possesso della cittadinanza italiana. Si tratta di cittadini di origine straniera non comunitari, residenti regolarmente in quei comuni spesso da anni, del tutto integrati nella vita della comunità in cui vivono, studiano e lavorano e che tuttavia si vedono interdetta la possibilità di partecipare alla scelta di chi dovrà amministrarli. Nei comuni capoluoghi che andranno al voto, solo 4024 persone, l’1,5% del totale degli stranieri residenti in quelle città, ha infatti ottenuto la cittadinanza nel 2010 e potrà partecipare alla consultazione. Una percentuale limitatissima, dovuta alle difficoltà di dimostrare il possesso dei requisiti richiesti dalla legislazione attuale.
In totale, ad oggi, ben il 5,3% della popolazione residente non può votare. Per rendere visibile questa situazione, la Campagna l’Italia sono anch’io distribuirà, nei comuni interessati dalla consultazione, un adesivo con la frase ‘Io non posso votare’.
Per superare questa palese ingiustizia, più di 100mila cittadine e cittadini italiani hanno sottoscritto le proposte di legge di iniziativa popolare presentate dalla Campagna l’Italia sono anch’io, una sulla cittadinanza e l’altra per introdurre il diritto di voto alle consultazioni amministrative senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità.
Il testo che la Campagna ha adottato è stato elaborato dall’Anci nel 2005 e mette in atto un principio contenuto nella convenzione di Strasburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale. Il nostro Paese non ha mai ratificato la lettera C della Convenzione, che riguarda proprio il diritto di voto. La proposta di legge prevede invece che sia garantito il diritto all’elettorato attivo e passivo alle elezioni comunali, provinciali e regionali anche a chi non sia cittadino italiano dopo cinque anni di regolare soggiorno in Italia.
La Campagna l’Italia sono anch’io, alla vigilia dell’importante consultazione amministrativa, ribadisce la necessità di approvare al più presto una normativa che assicuri questo fondamentale diritto anche a chi oggi ne è escluso. A supporto della proposta, una serie di dati (in allegato) che dimostrano quanto ampia sia la percentuale di esclusi soprattutto in alcune città, tanto da mettere in dubbio l’effettiva attuazione del principio del ‘suffragio universale’ previsto dalla nostra Costituzione.
Ricordiamo che L’Italia sono anch’io è stata promossa, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, da 19 organizzazioni della società civile (Acli, Arci, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca, Comitato 1° Marzo, Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Emmaus Italia, Fcei, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2, Sei Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco) col sostegno dell’editore Carlo Feltrinelli. Presidente del comitato promotore è il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci Graziano Delrio.
Qui di seguito vi alleghiamo un documento con i dati raccolti dal comitato nazionale della Campagna“L’Italia sono anch’io” che delinea un quadro generale sulla situazione attuale dei cittadini stranieri non comunitari che non hanno ancora acquisito il diritto di voto amministrativo e sui bambini figli dell’immigrazione che avrebbero diritto all’acquisizione della cittadinanza italiana.