I toni bianchi e i toni neri sono lampanti, saltano all’occhio e hai tutto il tempo per decidere quale dei due vuoi scegliere come compagni di viaggio. I grigi invece stanno lì, in mezzo tutto il resto, e sono invitanti spaventando con moderazione. Credo che dovremmo cercare di affezionarci ai grigi nelle nostre narrazioni, nelle testimonianze, nello studio e nella scrittura senza questa atavica paura di offendere i buoni per antonomasia che siano magistrati, giudici o forze dell’ordine. Uscire dal paradigma delle professioni cominciando davvero ad interrogarsi sulle persone, prendendo coscienza di un fenomeno come quello mafioso che attecchisce nonostante tutto e quindi nonostante il mestiere di chi ne è coinvolto.
Per questo vale la pena leggere l’articolo di Luca Rinaldi sull’operazione “araba fenice” che ha portato a 47 arresti:
Per gli inquirenti gli uomini delle cosche e i professionisti sarebbero tutti coinvolti sotto il tetto della stessa holding criminale, attiva in particolare nel settore dell’edilizia privata. Situazione resa ancora più grave e inquietante vista la vicinanza, come risulta dalla indagini, tra gli uomini delle cosche, politici e uomini di Stato, dove fanno capolino le talpe interne alle Forze dell’ordine e, come nel caso di Francesca Marcello, pure gli amministratori giudiziari nominati dal tribunale che hanno il compito di gestire beni confiscati, ma che avrebbero preso decisioni sotto l’influenza dei boss. Per gli inquirenti, Marcello, custode della Euredil confiscata all’imprenditore Liuzzo, avrebbe consentito allo stesso di continuare liberamente nella gestione della stessa Euroedil, ottenendo in cambio favori e vantaggi personali.