Funziona sempre così: la notizia da lanciare è l’eventuale dissidenza. Se qualcuno esprime un’opinione (il nostro appello è un’opinione che pretende di essere ovviamente una posizione) diventa un boccone prelibato per passare per dissidente, contestatore o peggio un fomentatore. Ho imparato la calma perseverante da tempo grazie alla paura cronica e all’esame continuo: non mi interessa smentire, costruire, perfezionare o aggiustare. Il nostro appello è la rivendicazione del ruolo politico che SEL ha nello scacchiere del centrosinistra ed è chiaro e leggibile. Ma per evitare tortuose insinuazioni chiariamo volentieri:
- crediamo che sia SEL a dovere mettere i paletti sull’eventuale alleanza (o tentativo di alleanza) con l’UDC non per veti pregiudiziali ma semplicemente perché i punti di programma non sono compatibili.
- crediamo comunque che il PD possa essere la forza motrice di una coalizione di governo. Abbiamo scritto “una parte del PD” perché ogni volta che ascoltiamo Letta, D’Alema, Foroni e altri capiamo di essere diversi. Non migliori o peggiori: diversi. Diversi perché incompatibili. E allo stesso modo lavoriamo da tempo con una parte del PD che lavora con lo stesso comune sentire.
- non accettiamo che ci venga detto “SEL ha aperto all’UDC”. Ho seguito in diretta delle cose in quei giorni e so bene come la comunicazione abbia preso una piega incoerente con le posizioni reali (come ha spiegato Nichi a chiare lettere). Però all’esterno la questione è rimasta irrisolta, per mancata comprensione o per fallace comunicazione. Bene: la Cosa Seria vuole prendere seriamente posizione. Appunto.
- crediamo che le forze politiche (e sociali, quelle senza sigla) a sinistra e comunque alternative al Montismo siano una risorsa. Ma non accettiamo che il nostro appello sia strumentale ad un’ennesima parcellizzazione. Inclusivi senza essere strumentali, per favore.
- basta con questa abitudine a bollare come dissidenza qualsiasi presa di posizione. Succede dappertutto. Ogni volta che si chiede forza nell’esprimere una volontà politica si passa per essere demolitori del presente: una banalizzazione, questa sì, populista, banale e abusata. Dentro quell’appello c’è un’idea di programma che è già stato scritto (e pubblicato qui). Stiamo chiedendo una diversa convinzione. La demolizione la lasciamo a formattatori o rottamatori. Ci dedichiamo alla pars construens.
E poi chiariamo l’ultimo punto ma chiariamolo davvero: vogliamo che le diversità di forze politiche non potabili rispetto al nostro sentire vengano valutate, considerate e messe per iscritto. Senza preoccuparci di esserne padri o padrini. Vorremmo lavorare perché il nostro pensiero sia condiviso e, se maggioranza, diventi un impegno. Chi scrive che alla prossima assemblea di SEL del 31 agosto ci sarà una “battaglia” sbaglia in modo sensazionale. Io (qui uso il singolare perché me ne prendo la responsabilità) credo che sarà così. Sarà chiarito. E sarà scritto e comunicato questa volta con fermezza.
Rivendichiamo una linea politica che forse già c’è e ha bisogno di emergere al meglio. E noi ne vigiliamo la fioritura. Facciamo politica per questo, no?