Romano La Russa ha come più grande qualità politica quella di essere fortunato fratello di quell’Ignazio Maria Benito che ha trovato molta fortuna sul palcoscenico nazionale. Romano La Russa ha issato il proprio feudo in Lombardia, mai avara quando si tratta di garantire comode carriere al giusto fratello, al giusto parente o al giusto fidato di qualcuno di potente.
Ora Romano si ritrova a essere assessore alla Sicurezza per Regione Lombardia. Il La Russa minore ama considerevolmente quel ruolo perché si tratta di un assessorato omeopatico che si gioca tutto sul percepito: se sembri abbastanza cattivo sei un assessore abbastanza credibile. Durante una discussione della giunta lombarda, guidata dal leghista Attilio Fontana, Romano La Russa ha detto all’opposizione che “i minorenni che difendete li usate come avanguardie delle spranghe che cinquant’anni fa usavano i loro nonni”.
Al centro del dibattito c’era una mozione del leghista Davide Caparini – che incidentalmente è marito dell’eurodeputata leghista Silvia Sardone – per dare “sostegno alle forze dell’ordine e alla libertà di manifestare in modo civile”, e per “esprimere la massima solidarietà a chiunque voglia esprimere le proprie idee con la presentazione di un libro”. Si riferiva proprio alla sua coniuge. A proposito di affari di famiglia.
Per il centrodestra “le manganellate ai manifestanti sono sempre spiacevoli e deprecabili e sarebbe meglio evitarle, ma chi partecipa a un corteo deve sapere che la partecipazione deve sempre implicare senso di responsabilità e non il pensiero che appartenendo ad un gruppo si possano violare le regole”. La risposta migliore a La Russa è della consigliera regionale dem Carmela Rozza: “Non voglio tornare a cinquant’anni fa quando eri il picchiatore di San Babila. La Resistenza l’hanno fatta i partigiani sulle montagne e voi non c’eravate”, ha detto. Amen.
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