Diceva un vecchio maestro di giornalismo che non c’è niente di più insopportabile dei giornalisti che scrivono dei giornalisti illudendosi che sia una notizia. La strage di lavoratori morti a Casteldaccia è praticamente scomparsa dalle prime pagine dei giornali, ieri ne è morto un altro, cinquantaquattro anni spenti da una caduta dal detto di un capannone.
Lilli Gruber e Enrico Mentana sulla rete televisiva La7 fanno a gara a chi ha l’ego più lungo
Anche l’avanzata di Israele a Rafah, con la consueta macelleria di civili martirizzati in nome di Hamas è diventata una notizia da bisbigliare. Il genocidio a Gaza è un argomento sensibile che fa perdere voti, acquirenti di libri e di canzoni. Meglio starne alla larga. La sofferenza del popolo ucraino invece è uno sfondo su cui passano le giornate, buono solo per lucrare qualche voto dall’una o dall’altra parte. La notizia che invece indisturbata campeggia è quella del litigio tra Lilli Gruber e Enrico Mentana che sulla rete televisiva La7 fanno a gara a chi ha l’ego più lungo.
Lei si è lamentata (giustamente) per avere ricevuto la linea dal telegiornale con un ampio ritardo e ha parlato poco elegantemente di incontinenza. Lui si è preso i meriti degli ascolti suoi e anche di quelli degli altri, minacciando di andarsene con un monologo piantato in mezzo alla finestra che dovrebbe essere dedicata all’informazione. Infine la rete televisiva ieri ha scritto un comunicato che è un capolavoro salomonico. Entrambi i litiganti sono convinti che fosse una dichiarazione di vittoria l’uno sull’altro e la “crisi” si è risolta come in una scena di Amici miei, dove non ci si ricorda più perché si stava litigando. In una crisi drammatica del giornalismo – di libertà, di credibilità, di sostenibilità economica – i giornali hanno scritto dei giornalisti.
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