Mi capita spesso di parlarne durante gli incontri pubblici e le riunioni di partito. Il punto fondamentale sta in qualche cricca (in Lombardia molto spesso attaccate alla sottana di Comunione e Liberazione o alla loro ala confindustriale che è la Compagnia delle Opere) che pur in minoranza riesce spesso a nominare in quadri dirigenti nei più disparati settori. E la lobby degli onesti sembra non volere imparare il radicamento del 99%. Cosa manca? L’obiettivo comune (non mi pare), le modalità (come se non bastasse l’onestà e trasparenza come comune denominatore) o semplicemente la divisione tra partiti non disegna un reale perimetro di volontà e modi? Perché qui su al Pirellone sembra sempre più spesso che la rendita dello sconfitto per qualcuno non sia così male. E si finisce per non essere credibili. Nè pagatori né credibili e quindi in minoranza sistematica.
E colpiscono le parole del PM Francesco Greco nell’articolo dell’Espresso su Mani Pulite che forse non si sono mai pulite per davvero. Eccola la parola chiave per capire il potere nell’Italia della recessione: lobby. I sinonimi possono essere nobili, come “élite” evocato anche per definire la composizione del governo Monti, o dispregiativi come “comitato d’affari”, “cartello” o “cricca”. Di sicuro è scomparsa la struttura verticistica dei vecchi partiti, che dominavano gli appalti e i contribuiti statali condizionando così la vita economica del Paese. Nel 2012 è l’economia ad avere la supremazia e a stringere patti con la politica e la pubblica amministrazione attraverso circoli ristretti dove spesso persino i burocrati contano più dei parlamentari.
“Oggi ciò che conta veramente è far parte di una lobby”, sintetizza Francesco Greco, mente finanziaria dello storico pool e adesso procuratore aggiunto di Milano: “Con le indagini di Mani Pulite era emerso un sistema organizzato di finanziamento illecito della politica: uno scambio tra imprese e partiti, con ruoli abbastanza chiari e una gerarchia verticale. Oggi troviamo strutture complesse con ruoli confusi: politici accanto a imprenditori, faccendieri, personaggi di relazione. Più delle tangenti, che pure ci sono, conta l’appartenenza a una cricca che garantisce un potere di relazione: appoggi negli affari, nomine, ma anche ingressi in salotti, apparizioni televisive, perfino sesso”.
Visto con gli occhi dei magistrati, si tratta di un nemico meno organizzato ma molto più difficile da colpire: spesso gli scambi indiretti di favori e appalti non possono essere qualificati come corruzione. Le indagini sulle varie P3 e P4 spesso ipotizzano reati, come la costituzione di associazione segreta, più difficili da dimostrare davanti a una corte. Anche per questo sono pochi a credere che si possa ripetere l’effetto a catena che tra il 1992 e il 1994 determinò la nascita della seconda Repubblica.
E perché una lobby si rinforza inevitabilmente sulla consuetudine dell’esercizio (ecco perché il li limite di mandati diventa importante per tenere pulite le basi della democrazia) e se è vero che Formigoni è al suo quarto mandato è altresì vero che gli elettori lombardi hanno un numero di mandati certamente superiori. Ma noi in queste ultime quattro elezioni non siamo riusciti a convincerli. La banda degli onesti non copia in modo più etico i modi degli altri ma racconta un’alternativa, un altro modo. Un 416 quater che non sia un reato ma diventi obbligatorio per chi si propone per amministrare: tre o più persone che si mettono insieme per amministrare la cosa pubblica danneggiando con severità chi persegue il bene di pochi ai danni della comunità.