Giulio Cavalli ha parlato della criminalità organizzata al nord in una serata organizzata da Anpi, Arci, Legambiente e Libera (da VARESENEWS)
«In Lombardia la mafia veste l’abito del salotto buono. Non lascia i morti ammazzati sui marciapiedi ma si dirama attraverso la corruzione e il riciclaggio. E questi, credetemi, non sono reati minori». Per Giulio Cavalli conoscenza e consapevolezza sono la prima arma contro la criminalità organizzata. Un’arma non da poco, «che le mafie temono perché hanno paura delle persone che studiano, della cultura della conoscenza». L’attore e politico è stato ospite ieri sera del comune di Cantello, per un incontro promosso da Anpi, Arci, Legambiente e Libera. Intervistato dal vicedirettore di VareseNews, Michele Mancino, ha raccontato come è cambiato il volto delle mafie nel nostro paese, come è in realtà poco cinematografico quello dei boss e cosa negli anni ha permesso alla malavita di arrivare a stendere le mani anche sulla nostra regione.
«Se dovessimo descrivere oggi la Lombardia a uno straniero dovremmo parlare anche dei suoi “problemini”: partiamo dagli arresti dei politici regionali. Formigoni ha preso la distanze dai consiglieri Nicoli Cristiani e Ponzoni parlando di “responsabilità personale” ma la verità è che abbiamo assistito all’ennesima tipica vicenda lombarda. Quello che è accaduto è tipico perché sono state candidate persone inopportune nonostante si sapesse che erano in contatto da anni con esponenti della criminalità. In questo comportamento si nota tutta la carenza della politica regionale e di quella nazionale che considerano inopportuno solo chi è dichiarato colpevole al terzo grado di giudizio. Forse qualche domanda avrebbero dovuto farsela prima… Poi abbiamo la vicenda dei rifiuti nascosti sotto il manto della Brebemi, perché ci sono, i nuovi processi contro le cosche insediate nei comuni strategici di provincia o ancora i dati che ci dicono che 9 appalti su 10 non rispondono ai requisiti della normativa antimafia. Insomma il quadro è preoccupante».
Chi ha amministrato la nostra regione fino adesso, sostiene Cavalli, si è “dimenticato” di mettere in guardia i cittadini sui pericoli del cambiamento in corso: «Siamo passati dal dire “Al Nord non esiste la mafia” a “Siamo in una situazione di emergenza”, senza passare dalla fase in cui forse si poteva fare qualcosa. La Lombardia su questo tema è passata da regione indifferente a regione ignorante. Un’ignoranza figlia di quell’indifferenza e di mancanza di sensibilità. Dobbiamo chiederci come persone che non rivestono nemmeno cariche politiche siano in grado di influenzare se non addirittura prendere le decisioni degli assessori. Più la mafia si rafforza ed entra in contatto con la politica più la democrazia ne esce sconfitta». Cosa possono fare allora i cittadini? «Prima di tutto restare aggiornati, leggere, informarsi. E poi chiedere conto. In regione le persone si possono ancora scegliere, chiediamo i risultati a chi abbiamo votato».
9/02/2012
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