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La morte di Scalfari tra cordoglio e ipocrisia

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A 98 anni è morto Eugenio Scalfari, il primo direttore e manager dell’editoria italiana. Le sue due creature, L’Espresso e Repubblica, hanno segnato un’epoca e un modo di fare giornalismo. Era l’epoca dei quotidiani piegati nella tasca che indicavano anche la fiera appartenenza a un’area politica e Scalfari, primo anche in questo, ha inteso il giornalismo come “pungolo” e suggeritori anche per la sua area di appartenenza. 

Eugenio Scalfari ha fondato Repubblica e L’Espresso

Nei primi anni ’50 inizia con il Mondo di Pannunzio e l’Europeo di Arrigo Benedetti. Nel ’55 con quest’ultimo fonda L’Espresso, primo settimanale italiano d’inchiesta. Scalfari vi lavora nella doppia veste di direttore amministrativo e collaboratore per l’economia. E quando Benedetti gli lascia il timone nel ’62, diventa il primo direttore-manager italiano, una figura all’epoca assolutamente inedita per l’Italia. Questo doppio ruolo sarà poi anche uno dei fattori del successo di Repubblica.

Scalfari, il primo direttore manager nel giornalismo italiano

Era un intellettuale fiero delle sue amicizie e delle sue inimicizie, maestro di una schiera di giornalisti che oggi lo ricordano con orgoglio. Il Presidente della Repubblica Mattarella l’ha ricordato come «assoluto protagonista della storia del giornalismo nell’Italia del dopoguerra. La chiarezza della sua prosa – scrive nel suo messaggio il Capo dello Stato -, la profondità delle sue analisi, il coraggio delle sue idee hanno accompagnato gli italiani per oltre settant’anni e hanno reso i suoi editoriali una lettura fondamentale per chiunque volesse comprendere la politica, l’economia». Anche Papa Francesco ha ricordato Scalfari: «Conserva con affetto la memoria degli incontri – e delle dense conversazioni sulle domande ultime dell’uomo – avute con lui nel corso degli anni e affida nella preghiera la sua anima al Signore, perché lo accolga e consoli quanti gli erano vicini», ha detto all’ANSA il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.

Tra i messaggi di cordoglio sono arrivati anche quelli di Salvini e di Berlusconi, gli stessi che l’hanno infangato per anni. Funziona così: nemmeno la morte spegne l’ipocrisia. E anche Repubblica e L’Espresso hanno un’anima ben diversa da quella fondativa.

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