Nei Comuni sotto i 10 mila abitanti si concentra il 22 per cento della raccolta complessiva, per un totale di 17,8 miliardi di euro nel 2023. Dietro ci sono criminalità organizzata, sommerso e riciclaggio. Ma il governo è succube delle lobby: addirittura torna la pubblicità delle scommesse sulle maglie delle squadre di calcio. Così la dipendenza rischia di affossare i più fragili.
L’azzardo online sta penetrando capillarmente nel tessuto economico e sociale dei piccoli centri italiani con cifre che fanno impallidire qualsiasi altra attività produttiva. È quanto emerge dal recente rapporto “Non così piccoli: la diffusione dell’azzardo online nei piccoli Comuni italiani”, realizzato da Cgil, Federconsumatori e Fondazione Isscon, un approfondimento della seconda edizione del Libro nero dell’azzardo online pubblicato a maggio, che mette in luce una realtà preoccupante e sottovalutata.
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Raccolta annuale media pro capite di 1.639,21 euro
Nei 3.232 Comuni italiani con popolazione tra 2 mila e 9.999 abitanti, un quarto della popolazione nazionale, si concentra il 22 per cento della raccolta complessiva del gioco online, per un totale di 17,8 miliardi di euro nel 2023. Una cifra astronomica che supera di gran lunga qualsiasi altro settore economico in queste realtà. La raccolta annuale media pro capite, calcolata per la popolazione in età 18-74 anni, ammonta a 1.639,21 euro, con punte di 2.340,51 euro nei Comuni dell’Italia meridionale e insulare.
Il caso limite di Anguillara Veneta, in provincia di Padova
Ma ciò che veramente sconvolge sono i casi limite. Ad Anguillara Veneta, 4.161 abitanti in provincia di Padova, si è passati da 1,2 milioni di euro giocati online nel 2021 a quasi 40 milioni nel 2023. Un aumento del 3.173 per cento in due anni. Ogni residente tra i 18 e i 74 anni ha “investito” nell’azzardo online in media 13.073 euro in un anno, quasi 1.100 euro al mese. Un dato che fa rabbrividire, soprattutto se confrontato con il reddito medio della zona. Non è un caso isolato. A Calliano (Trento) si registrano 12.749 euro pro capite, a Moniga del Garda (Brescia) 11.402 euro. In 14 Comuni si superano i 7 mila euro annui di giocate online per abitante. Cifre che fanno impallidire qualsiasi altra voce di spesa familiare.
Correlazione inquietante con la criminalità organizzata
Il fenomeno non risparmia nessuna area del Paese. Se al Sud si concentrano i numeri più alti, con punte in Campania (2.725 euro pro capite), Sicilia (2.525 euro) e Calabria (2.673 euro), anche regioni come Veneto e Lombardia presentano casi eclatanti. Un’epidemia che non conosce confini geografici. Particolarmente preoccupante è la situazione in alcune province. Nel Palermitano 10 Comuni superano il doppio della media nazionale di giocate online. A Messina e Lecce sono nove, a Cosenza otto. Questi dati suggeriscono una correlazione inquietante tra la diffusione dell’azzardo e la presenza della criminalità organizzata, come sottolineato dagli autori del rapporto.
L’anomalia di Capri: c’entra l’economia sommersa del turismo?
Non mancano le anomalie statistiche che fanno sorgere più di un sospetto. Come spiegare, per esempio, l’improvviso boom di giocate in piccoli centri turistici come Capri, dove si è passati da 7.913 euro pro capite nel 2022 a 9.503 nel 2023? O i dati sorprendenti di località sul Lago di Garda e sul Lago di Como? Gli autori del rapporto ipotizzano un possibile collegamento con l’economia sommersa del turismo e attività di riciclaggio.
Anziché arginare il fenomeno, la politica miope allenta i controlli
Il rapporto evidenzia anche come la normativa introdotta dal governo in materia di azzardo online sia già fallita nei suoi scopi dichiarati. Anzi, il clima sembra essere cambiato in peggio: dopo anni, torna la pubblicità dell’azzardo sulle maglie delle squadre di calcio, esponendo i giovani a un bombardamento mediatico continuo. Dietro questi numeri si celano storie di dipendenza, famiglie rovinate, aziende in crisi. L’azzardo sta prosciugando le economie locali, drenando risorse che potrebbero essere investite in attività produttive. Con la complicità di una politica miope che, anziché arginare il fenomeno, sembra intenzionata ad allentare i già blandi controlli esistenti.
Chi calcola i costi sanitari e sociali e gli effetti sulle famiglie distrutte?
Particolarmente grave è l’attacco al ruolo di Regioni e Comuni nel regolamentare il gioco d’azzardo. In nome della libertà d’impresa, si lavora alla riduzione dei distanziometri, delle limitazioni d’orario, all’aumento dell’offerta e dei luoghi dove esercitarla. Una resa incondizionata dello Stato di fronte al potere delle lobby del gioco. Il rapporto lancia un disperato grido d’allarme: serve un’inversione di rotta immediata prima che interi territori vengano fagocitati dal vortice dell’azzardo. Sarebbe necessario un bilancio sociale che metta a confronto le entrate erariali con i costi sanitari e sociali, gli effetti sui bilanci familiari, la disgregazione del tessuto comunitario. Ma chi avrà il coraggio di sfidare la potente lobby del gioco? Chi si farà carico di proteggere le fasce più deboli della popolazione da questa piaga sociale ed economica? Il tempo scade e il silenzio complice della politica rischia di trasformare l’Italia in un immenso casinò a cielo aperto dove a perdere ovviamente saranno sempre e solo i più fragili.
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