Il padre – ucciso dagli uomini di Sindona – ci sarà (seppur solo in video). Il figlio – che sulla legalità sta facendo una battaglia – invece no. La giornata regionale dell’impegno contro le mafie e in ricordo delle vittime (la cui cerimonia è stata istituita con la Legge regionale del 14 febbraio dell’anno scorso, si terrà il 21 marzo alle 10.30 al Pirellone, all’Auditorium Gaber. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it sulla lista degli ospiti da invitare c’è stato scontro tra le varie forze politiche. E sul nome di Ambrosoli in particolare. Questo il programma della giornata. Alle 10.15 verranno accolti gli studenti. Poi interverrà un componente dell’Ufficio di Presidenza, alle 10.30. E già qui, il primo intoppo. Chi farà il discorso di apertura sulla legalità? Il presidente del consiglio regionale Davide Boni, recentemente indagato? Il problema, posto dalle opposizioni, non è ancora stato risolto, ma pare praticamente certo il passo indietro dell’esponente leghista, che cederà il posto a uno dei colleghi in carica non toccati da inchieste in corso.
Dopo l’Ufficio di Presidenza interverrà Giulio Boscagli, assessore alla famiglia, integrazione, conciliazione e solidarietà sociale. Infine, a introdurre il film “Un eroe borghese”, incentrato proprio sulla figura di Giorgio Ambrosoli sarà Giuliano Turone, già magistrato e docente all’Università Cattolica di Milano. In un primo tempo, però, la scelta naturale sarebbe caduta sul figlio di Giorgio, Umberto Ambrosoli. Il problema è che Ambrosoli figlio ha usato parole molto dure, in un’intervista a Repubblica, proprio dopo il caso Boni.
Scrive bene Fabio Massa su Affari Italiani, in pratica Regione Lombardia decide di celebrare una giornata per onorare la memoria di un uomo che non ha accettato compromessi (come Giorgio Ambrosoli) e chiede di mediare (e le mediazioni morali troppo spericolate hanno l’odore del compromesso) sulle parole del figlio. Parole dette sulle recenti indagini che sembrano tutt’altro che smisurate: “In questi giorni stiamo vivendo una circostanza particolare, con i vertici regionali del centrodestra e del centrosinistra sotto indagine per fatti diversi tra loro. Credo sia giusto, allora, pretendere da tutti loro un passo indietro. O, ancor meglio, che il presidente Roberto Formigoni azzeri la giunta, perché in questa fase una titubanza potrebbe essere interpretata come assenza di autorità”, ha detto Umberto.
Oggi in questa Lombardia la banalità della propria onestà intellettuale è rivoluzionaria. Anzi, eversiva.