Per corroborare la retorica contro l’immigrazione il governo Meloni ha scelto, intanto, di investire sui centri di detenzione. Una non-soluzione del genere consente nel breve periodo di cavalcare i sentimenti al limite della xenofobia che servono per tenere buoni gli elettori più affamati che hanno dovuto ingoiare l’impennata estiva di sbarchi. Nelle intenzioni del governo la costruzione di nuovi Cpr (i centri di permanenza e di rimpatrio) dovrebbe avere lo stesso effetto di una caserma dei carabinieri costruita in una movimentata periferia per rassicurare i passanti sulla presenza dello Stato. Fa niente che secondo i dati Eurostat l’Italia sia fanalino di coda nel secondo trimestre del 2023 con soli 735 rimpatri, mentre la Germania nello stesso periodo ne ha effettuati 2.700 seguita da Francia, Svezia e Grecia. Al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi toccherebbe spiegare che le principali nazioni di appartenenza dei migranti rimpatriati sono Georgia, Albania, Moldavia, Turchia e India, mentre i Paesi di provenienza della maggior parte dei migranti che raggiungono le coste italiane sono quelli dell’Africa mediterranea e dell’Africa subsahariana: Tunisia, Egitto, Guinea e Costa d’Avorio. Si tratta di Stati che spesso non hanno stretto alcun accordo con Roma per i rimpatri, nonostante il gran daffare della presidente del Consiglio nei suoi viaggi internazionali in nome del cosiddetto piano Mattei.
Niente igiene né privacy: «Un processo di deumanizzazione»
Per avere un’idea di cosa siano i Cpr si può leggere il recente dossier dell’associazione Naga e della rete Mai più Lager – No ai Cpr che ha spiato dal buco della serratura il centro di Milano in un periodo di osservazione da maggio 2022 al maggio 2023. Il dossier descrive l’ostruzionismo opposto a qualsiasi tentativo di accesso sia fisico sia virtuale al Cpr e tutto quello che abbiamo potuto (intra)vedere: da fuori e da dentro. Cosa accade in un Cpr? Appena arrivate, le persone – si legge nel rapporto – vengono sottoposte a una visita medica, spogliate nude e obbligate a fare flessioni per espellere eventuali oggetti dall’ano, alla presenza del personale medico e di agenti di polizia. La visita medica si riduce alla domanda «come stai?». Niente esami, niente visite. A quel punto ogni nome diventa un numero, in quello che nel report viene definito «un evidente processo di deumanizzazione». Il racconto del trattenimento “tipo” è caratterizzato dallo squallore dei miserrimi moduli abitativi e dei servizi, passando per la totale mancanza di igiene e privacy dei bagni per arrivare ai pasti impresentabili e farciti di vermi. Lenzuola di carta, armadietti a vista murati e senza ante, bagni e docce senza porte (solo separé di plastica bianca, aperti in alto e in basso); l’acqua corrente, a periodi è solo gelata o solo bollente, cartelli di “acqua non potabile” compaiono e poi scompaiono.
Una prigionia tra fame, crisi epilettiche e tentativi di suicidio
Nelle stanze e nel cortile il freddo è pungente o il caldo è asfissiante. Il cortile è coperto da plexiglass che fa da tetto e ciò ha come risultato che è impossibile fruire di reali spazi aperti e si crea invece un “salutare” effetto serra. E ancora, la fame, le sedie di metallo inchiodate a terra, un tavolo unto e appiccicoso, piccioni che pasteggiano sul pavimento tra gli avanzi di cibo in sala mensa, sbarre sbarre sbarre, il portone metallico pesante della prigione, che si chiude. Il dossier conduce nell’abisso della zombizzazione delle persone trattenute, abbandonate, inascoltate nelle loro necessità e nei problemi di salute anche gravi. Nel rapporto si legge una quotidianità fatta di pugni sul portone, grida, richieste di aiuto, calci sferrati alla porta, persone sanguinanti, altre che cadono a terra, crisi epilettiche, tentativi di suicidio, ingestione di lamette, pile, tappi, incendi, fumo, migranti costretti a dormire in terra, stare male. Nessuna cura tempestiva, nessuna attenzione, nessun aiuto.
Persone giovani, sane e forti trasformate in zombie scoloriti
Gli avvocati parlano di persone giovani, sane e forti si trasformano in poche settimane in zombie scoloriti e disorientati dagli psicofarmaci. Accade così il capolavoro della più disumana inettitudine politica: «J.M. viene dichiarato inidoneo al trattenimento», si legge, «a seguito di visita oncologica di cui non vi è traccia nei documenti inviatici. Il suo rilascio è avvenuto solo dopo che il suo avvocato aveva richiesto la cartella clinica, che non gli è stata inviata, e grazie all’intervento del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Dopo essere stato liberato, il paziente è stato certificato come talmente grave che, ai sensi della normativa vigente, non può essere rimpatriato».
Costruire un Panopticon, ossia l’incarnazione della sorveglianza totale
Secondo alcune indiscrezioni pubblicate da Domani l’idea del governo sarebbe quella di realizzare strutture circolari a moduli, come le carceri. Saranno nove in tutto. Emergono anche le località selezionate da Piantedosi e Guido Crosetto: da Ferrara a Castel Volturno fino a Bolzano e Aulla in Toscana. Ciascuno costerà almeno 2 milioni di euro e avranno una forma circolare. Con moduli abitativi da assembleare e un Panopticon. Ossia l’incarnazione della sorveglianza totale. Per realizzarli ci vorranno due anni. E i costi supereranno ampiamente quelli previsti dal decreto che li istituisce. Poiché in Italia i diritti umani diventano argomento politico solo dopo la loro violazione ciò che sta accadendo è un’inchiesta che sembra venire dal futuro. Chissà se c’è qualcuno che riesce a leggerla in tempo.
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