Il consigliere comunale milanese Piscina ha parlato di «sangue infetto sputato alle forze dell’ordine». Dimostrando sierofobia. E che ancora ce n’è di strada da fare per superare quella discriminazione sull’Hiv che fa tanto Anni 80-90. Tra test poco frequenti e diagnosi tardive, il problema è ancora molto attuale.
C’è questo consigliere comunale a Milano, tal Samuele Piscina (come spesso accade: leghista), che in un suo intervento durante il Consiglio comunale ha spiegato che in un quartiere della città «c’erano transessuali che sputavano sangue infetto alle forze dell’ordine». Lo sdegno, il can can e gli articoli che circolano sui social sono l’immediata conseguenza. Piscina lo sa bene, del resto il suo segretario Matteo Salvini è assurto alle cronache nazionali quando in quello stesso ruolo di consigliere comunale aveva proposto di dividere le carrozze della metropolitana tra bianchi e neri. Ai tempi quasi tutti pensavano che una persona con proposte così sceme oltreché orrende non avrebbe mai fatto strada. E invece Salvini è per la seconda volta vice presidente del Consiglio nonché per la seconda volta ministro.
“In via Padova c’erano transessuali che sputavano sangue infetto contro le forze dell’ordine”
Le imbarazzanti parole in Consiglio comunale di Samuele Piscina (Lega), a cui quanto meno va riconosciuta la decenza di avvolgersi la testa nella carta igienica. pic.twitter.com/WR1AzbIWEk
— Luigi Mastrodonato (@LuigiMastro_) March 6, 2024
Il film Philadelphia con Tom Hanks fu una svolta
Ma non è questo ora qui che interessa. Nella frase dello sputo di «sangue infetto» c’è l’odore di uno stigma che ci riporta agli Anni 80-90, quando l’Aids era uno spauracchio tormentoso che entrava nella case degli italiani con uno spot pubblicitario in cui i “malati” venivano rappresentati con una linea fluorescente in mezzo a ignari sani. Quello stigma si è sgretolato con anni di studi, di divulgazione scientifica e di opere cinematografiche e letterarie. Il celebre film Philadelphia con Tom Hanks fu una svolta per raccontare come la discriminazione sia pericolosa quanto la malattia.
In Italia il 58,1 per cento delle nuove diagnosi di Hiv sono tardive
Lo stigma su cui ha pestato il piede il consigliere Piscina però ha anche altri effetti. Da anni su questo campo opera l’associazione “Plus, persone Lgbt+ sieropositive” che si occupa degli aspetti “sociali” dell’Hiv (dalla paura alla solitudine, passando per la disclosure) lasciati troppo spesso alla gestione solitaria della singola persona con Aids. Quello stigma, spiegano dall’associazione, produce come effetto che le persone non facciano i test con sufficiente frequenza, o addirittura non lo facciano mai, contribuendo così alla diffusione del virus. In Italia il 58,1 per cento delle nuove diagnosi di Hiv sono diagnosi tardive, un numero molto più alto della media europea. Ricevere una diagnosi tardiva comporta un ritardo nel raggiungimento di livelli non rilevabili del virus attraverso la terapia e diminuisce le possibilità di avere un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale.
La Lega riproduce stigma e pregiudizi violenti
«A contribuire alla diffusione del virus non sono persone trans “che sputano sangue infetto” ma persone come Piscina che riproducono stigma e pregiudizi violenti», spiega Plus, che propone un’esegesi che smonta in toto le affermazioni del consigliere e – a ben vedere – anche il consigliere stesso. «Prima di tutto ci troviamo a dover ricordare al consigliere Piscina che “transessuale” non è un sostantivo, e che anche quando le si vuole insultare grossolanamente come in questo caso, sarebbe più corretto parlare di persone trans». Sul trucco della sineddoche in malafede usato dalla politica (per cui una persona trans diventa «i trans») ormai abbiamo un’intera letteratura. Sul «sangue infetto», secondo l’associazione Plus «Piscina non si dà neanche pena di dire di cosa sarebbe infetto il sangue, come se l’Hiv fosse l’unica infezione del sangue esistente. In secondo luogo, perché suona molto, troppo, come sangue sporco».
Perché c’è bisogno di un’informazione corretta
«Ma la questione principale», conclude Plus, «non sono le dichiarazioni di un leghista particolarmente transfobico e sierofobico: il problema è che questo sarà uno dei rari casi in cui quest’anno si parlerà di Hiv sui media nazionali. Abbiamo bisogno di un’informazione corretta, che dia voce alla ricerca medico-scientifica e alle persone che vivono con Hiv, e che promuova una conoscenza reale di virus e combatta lo stigma». Su questo il consigliere leghista è un marchio doc: se lo stigma funziona, il mondo là fuori è molto più indietro di quanto si possa immaginare. Forse anche per questo gente come Piscina ha i voti per entrare in un Consiglio comunale.
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