Le tragedia va a braccetto con la farsa. In mare in mezzo al Mediterraneo c’è una nave, la Ocean Viking, che il 5 febbraio a tarda notte esegue l’ordine del Comando delle capitanerie di porto di Roma (Mrcc) e salva 110 persone strappandole al naufragio. Ci sono 11 donne, di cui due incinte come molte delle donne che passano dagli stupri dei loro carcerieri, trenta minori non accompagnati ovvero senza nessuno e altri dieci minori.
Lo stesso ordine arriva poco dopo, questa volta i salvati sono 58. Anche qui donne incinte e minori non accompagnati. Per la terza volta la nave delle odiosissime Ong viene attivata dal Comando di Roma per salvare altre 49 persone. Le operazioni di salvataggio, come quasi sempre accade, sono ostacolate dalla cosiddetta Guardia costiera libica che fa di tutto per mettere in pericolo i quasi naufraghi e per accalappiarne il più possibile da riportare nell’inferno delle prigioni libiche. La cosiddetta Guardia costiera libica è addestrata, pagata e rifornita di mezzi dallo stato italiano da cui dipende anche il Comando delle capitanerie di porto ma il rispetto degli ordini ufficiali cozza con gli ordini ufficiosi che non compaiono in nessun memorandum nonostante siano testimoniati dai numeri: ai libici l’Italia e l’Europa chiedono di fare da tappo fottendosene del diritto internazionale.
Ocean Viking nell’anarchia in mezzo al mare nota una barca in vetroresina in difficoltà, sta lì a pochi metri. Gli occupanti urlano, vogliono buttarsi in mare pur di non tornare nei lager. La Ong decide di salvarli, sono altri 44. Risultato: secondo il decreto Piantedosi Ocean Viking viene multata e fermata appena arriva a Brindisi. È accusata di non avere rispettato gli ordini di una motovedetta libica che non era nemmeno sulla scena del salvataggio.
Buon lunedì.
in foto Ocean Viking foto di Daniel Leite Lacerda – http://volfegan.deviantart.com/art/Anchor-Handling-Ocean-Viking-216153190, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26895208