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La Tunisia, il “Paese sicuro”

Quando Giorgia Meloni infiocchettò l’accordo che finora non ha mai funzionato con la Tunisia puntava evidentemente sulla superficialità emotiva dei suoi elettori. Disse, tra le altre cose, che il presidente Kaïs Saïed era “amico dell’Italia e amico dell’Europa”, tentando di normalizzare un Paese a cui appaltare le frontiere europee ricreando un avamposto di lager per bloccare le partenze.

La Tunisia “amica” di Giorgia Meloni in queste ore è l’opposto dell’Italia nella questione medio orientale: Saïed ha espresso il suo sostegno totale e incondizionato al popolo palestinese ricordando che la striscia di Gaza «è un territorio palestinese sotto occupazione sionista da decenni e che il popolo palestinese (…) ha il diritto di recuperare e di riprendere tutta la terra di Palestina come il diritto a creare il suo stato indipendente con Gerusalemme capitale». Ieri la bandiera palestinese sventolava su tutti gli istituti scolastici.

Nel frattempo Saïed continua a sfornare leggi per comprimere i diritti e le libertà dei suoi cittadini. Il 6 ottobre è stata arrestata Abir Moussi, avvocata e leader del Partito desturiano libero, considerata dai sondaggi l’unica candidata in grado di battere Saïed nelle elezioni presidenziali previste nel 2024. Da febbraio sono una trentina gli oppositori politici, i giornalisti e gli intellettuali arrestati con accuse gravissime. 

Intanto il presidente tunisino continua a ribadire il suo fermo no alle riforme richieste dal Fondo monetario internazionale per ottenere il prestito di 1,9 miliardi di dollari promesso da Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen definendoli “diktat stranieri”. 

«È un paese sicuro e amico, la Tunisia», dicono. Sì, come no.

Buon martedì. 

Nella foto: Giorgia Meloni e Kaïs Saïed, Tunisi, 6 giugno 2023 (governo.it)

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