Giorgia Meloni è questa roba, gente che pasteggia sulla schiena di una stuprata per racimolare qualche voto ma soprattutto per aggiungere sale alla rabbia. Non è la prima volta che la rivittimizzazione di una donna avviene sotto gli occhi di tutti per altri scopi. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno passato anni a prendere dal cassonetto della cronaca nera minime storie personali che vengono sventolate davanti a tutti per suggerire un paradigma nazionale. Non è solo una questione politica, è una questione di etica.
Poi ci sono le devianze e stupisce che ci si stupisca. L’eugenetica è nella retorica della destra sovranista da anni in tutto il mondo e basta avere studiato un po’ di storia per sapere quali siano le sue radici. Ma la devianza più spaventosa è l’architettura di questa campagna elettorale dove si finge di scoprire solo ora cosa sia questa peggiore destra di sempre. È devianza in questa campagna elettorale avere permesso al cosiddetto terzo polo ù8che nella migliore delle ipotesi sarà il quarto) di attraversare trasmissioni e giornali per giudicare le candidature degli altri mentre hanno lo stomaco di presentare una lista elettorale con gente che è passata da Berlusconi al centrodestra all’odiatissimo Michele Emiliano prima di approdare nel “polo della serietà” (Massimo Cassano), con chi come Giuseppe Castiglione è diventato improvvisamente “serio e competente” dopo essere stato il braccio destro di Angelino Alfano e mentre è sotto processo per corruzione elettorale nella gestione del Cara di Mineo.
Renzi e Calenda candidano Giuseppina Occhionero, passata da Liberi e Uguali a Italia Viva, che accompagnava in carcere il radicale Antonio Nicosia, messaggero per i mafiosi. C’è l’ex sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo che indusse un pubblico ufficiale a presentare firme false a sostegno della sua lista. C’è Massimiliano Stellato che pensò bene di organizzare qui da noi una protesta dei “gilet gialli” (sempre a proposito di serietà e competenza) come i migliori populisti. In Abruzzo c’è Gianfranco Giuliante che dopo essere stato messo dalla Lega all’azienda regionale dei trasporti ha abbandonato Salvini spergiurando di non approdare in nessun altro partito e invece è finito nei “competenti”.
Nelle liste di Giorgia Meloni c’è quel Pecoraro che da prefetto di Roma si impegnò a negare la presenza delle mafie nella capitale. Nelle liste di Fratelli d’Italia c’è l’ex sindaco di Catania Salvo Pogliese condannato in primo grado per peculato: «Tra le spese contestate dall’accusa ci sono circa mille euro per lavori nello studio professionale del padre, uno dei più noti commercialisti della città etnea; il pagamento, anche ai familiari, di soggiorni in albergo a Palermo; regali per il Natale 2010; carburante e cene. In totale le contestazioni riguardavano l’uso improprio di 70mila euro. Secondo i giudici che lo hanno condannato, le motivazioni sono state depositate nel gennaio 2021, si tratta di spese non giustificate», scrive Nello Trocchia.
Premesso che nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva, con liste così ci si sorprende che il centrosinistra (e la sinistra) continui a farsi dettare l’agenda della campagna elettorale da moralisti senza morale che usano uno stupro come spot elettorale e da presunti competenti che riciclano eterni ras dei voti.
Possiamo tornare a una campagna elettorale che non sia solo potenza di propaganda
Buon martedì.