Ho già avuto modo di dire quanto l’acqua pubblica sia (e debba rimanere) un bene comune e un diritto umano e debba essere garantita dalla pubblica amministrazione con la massima qualità. Mi sono impegnato (e lo farò nel Consiglio Regionale) a chiedere che questo punto venga scritto nello statuto della Lombardia.
Oggi ho ricevuto la lettera del Comitato promotore del referendum sull’acqua che chiede che la battaglia per l’acqua pubblica non diventi un’argomentazione strumentale di partito e sono assolutamente d’accordo con loro.
Ci sono dei valori (che siamo chiamati a difendere con i denti) che pretendono un’urgenza e un’unione che sfondino i muri dei partiti e delle associazioni: i diritti negati sono un unico confine in cui o si sta da una parte o dall’altra, tutti insieme. Lo scippo del diritto all’acqua pubblica deve seminare un corteo di “esigenti” che sventolano tutti in alto lo sdegno e l’appetito per l’obbiettivo.
Se è vero come spiega Marco Bersani che “la coalizione che appoggia i referendum è la più ampia aggregazione formale di movimenti, associazioni laiche e cattoliche, forze politiche e sindacali che si sia mai riunita intorno a un tema simile” confido che IDV, TUTTE le associazioni e TUTTI i partiti (ancora di più oggi che è terminata la “raccolta” elettorale) riconoscano il valore dell’impegno comune per un bene comune. Ognuno mettendo in moto, senza esibizionismi, la propria professionalità e i propri luoghi d’azione.