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L’Arabia Saudita ci prende a pallonate

Il mondo del calcio italiano mostra la sua anima decidendo di fare ancora peggio. La Serie A ha firmato un accordo con i sauditi, fregandosene delle giuste osservazioni di chi lavora con i diritti umani, per i prossimi quattro anni stravolgendo anche la formula della Supercoppa italiana, adattata alle esigenze televisive.

Quasi 100 milioni di euro sono bastati per fingere di non sapere che lo sportwashing con i nomi e le maglie del nostro campionato da quelle parti serve per fingere una democrazia di plastica, quel che basta per continuare a stringere mani insanguinate e concludere affari. Sembra passato un secolo dall’indignazione per gli ultimi mondiali giocati in Qatar, costati la vita di lavoratori schiavizzati. Sono lontani i tempi in cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini gridavano allo scandalo e la Lega di serie A si fingeva contrita promettendo che non avrebbe rinnovato il contratto con i sauditi. Ora quel contratto si è allungato ed è ingrassato.

L’allargamento a 4 squadre garantirà anche l’esportazione dei marchi più noti del campionato (Milan, Inter, Juventus) fregandosene del giornalista Kashoggi fatto a fette perché sgradito al principe e fregandosene delle donne che hanno diritti del secolo scorso.

Possiamo notare comunque che i sauditi diventano un tema dibattuto dalla politica solo quando tornano utili per bastonare l’avversario politico. Se si fanno abbastanza furbi da non coprire di soldi solo un ex presidente del Consiglio ma distribuiscono le fette anche agli altri diventano improvvisamente potabili.

La credibilità, del resto, è un valore finché non viene superata da un valore superiore.

Buon martedì.

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