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L’amico degli eroi – Parole, opere e omissioni di Marcello Dell’Utri è il titolo dell’ultima opera scritta, diretta e interpretata da Giulio Cavalli, con musiche di Cisco Bellotti, andato in scena nella splendida cornice del Nuovo Teatro Sanità di Napoli sabato 10 e domenica 11 Ottobre 2015, in occasione dell’apertura della sua terza stagione, sotto la direzione artistica di Mario Gelardi.
Fin dai tempi di “(Re) Carlo (non) torna dalla battaglia di Poitiers” e “Linate 8 ottobre 2001: la strage” Cavalli ha mantenuto fede alla sua linea stilistica e di denuncia civile, presentando ora al pubblico uno spettacolo che affonda le unghie nelle vicende giudiziarie di Marcello Dell’Utri e scava a piene mani nei suoi rapporti con Vittorio Mangano, Silvio Berlusconi ed il complesso sistema di satelliti mafiosi che vi gira intorno. L’intreccio delle vite narrate in questo intenso monologo tesse un fil rouge tra imprenditoria milanese e mafia siciliana, ripercorrendo le vicende del suo spregiudicato protagonista fino alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
La vicenda è suddivisa in capitoli, ognuno dedicato al protagonista o ad uno dei suoi comprimari, alternando i diversi monologhi ad inserti video di repertorio. Giulio Cavalli salta da un personaggio all’altro con disinvoltura, intrattiene il pubblico ritagliando piccoli spaccati dalle loro vite tessendo monologhi e dialoghi realistici non privi di umorismo ben dosato, in cui anche la scelta di una cravatta per un’importante serata in società diventa la metafora di una vita, dove l’importante è apparire, far credere di essere “amico di”, in una parola: contare. Ad intervallare le scene recitate subentrano proiezioni di video d’epoca, per lo più interviste a collaboratori di giustizia, magistrati e boss latitanti, oltre che ai diretti protagonisti della vicenda, che fanno da contrappunto storiografico alla fantasiosa ma non troppo rappresentazione teatrale. L’intera opera risulta compatta e riesce a condensare in poco meno di un’ora e mezza quasi 30 anni di storia d’Italia, utilizzando sia doverosi salti temporali che spezzano la narrazione, sia risoluzioni che descrivono l’odierna cronaca ma che riportano suo malgrado lo spettatore alla dimensione del reale.