Il diritto di sciopero, sancito dalla nostra Carta Costituzionale all’art. 40, in questi ultimi mesi sta subendo affronti impensabili fino a pochi anni fa.
La progressiva delegittimazione del dissenso dei lavoratori è riuscita ad oscurare e, a volte, come nel caso del licenziamento dei tre operai della Fiat di Melfi, a cancellare il diritto di astensione dal lavoro per la difesa o la promozione di interessi collettivi, sia giuridici che economici.
Bisogna, del resto, soffermarsi sull’importanza fondamentale che assume il diritto di sciopero in una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art.1 Cost.) che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto (art.4 Cost.). Se è vero che ogni cittadino ha il diritto di avere un lavoro, è altrettanto certo che non può esistere in uno Stato di diritto la possibilità per alcuno, tantomeno per il datore di lavoro, di calpestare quei diritti che i lavoratori hanno ottenuto attraverso faticose lotte sindacali.
In questo quadro, inoltre, si inserisce il grave problema del precariato. Sembra che la Costituzione sia stata cambiata sotto i nostri occhi e non ce ne siamo accorti. Mi colpisce molto il fatto che si continui a parlare di diritto al lavoro e poi si permetta di sfruttare i lavoratori con la minaccia di un contratto che non verrà mai rinnovato. La flessibilità, utilizzata spesso come scriminante di una forma contrattuale che si mostra come un insulto alla dignità dei lavoratori, è solo un concetto astratto che non ha alcun contatto con la realtà del mondo del lavoro. In un periodo di crisi economica e di disoccupazione non esiste flessibilità bensì solo instabilità e incertezza. Utilizzare come arma di ricatto un contratto a tempo determinato, che non assicura alcun futuro ai giovani e alcuna certezza a padri e madri di famiglia, è una concessione che una Repubblica realmente fondata sul lavoro non dovrebbe permettere.
Ritengo necessario manifestare il dissenso a una concezione aziendale del diritto al lavoro, a una continua denigrazione del diritto di sciopero ed a una costante offesa del lavoratore precario. Per questo aderisco alla manifestazione indetta dalla Fiom per il prossimo 16 ottobre a Roma. È giunto il momento che i lavoratori facciano sentire ancora la loro voce che in troppi ormai cercano di soffocare.