Domenica sarò a Gavoi, in Sardegna, per il IX festival della Letteratura. Ma non è questo il punto. In Sardegna l’infaticabile Michela Murgia ha deciso di uscire dalla penna e costruire relazioni che pensino a un mercato più etico, più responsabilizzante e sicuramente più consono alle parole che ci stanno dentro ai libri, piuttosto che intorno. Ed è un passo che parte dalla scrittura (da dove altrimenti, se non nella piazza dei narratori?) ma sicuramente si allargherà (e in molti si stanno già ripensando). La crisi in tutte le sue forme non sarà passeggera. Non solo quella finanziaria e lavorativa. La crisi nella cultura dà l’occasione di accendere la fantasia. E provare ad osare sul serio, perché quello che credevamo certo e vero forse non lo è. Qui un estratto del pezzo di Michela Murgia per Repubblica:
Il festival di Gavoi, che in questi giorni celebra nel cuore dell’isola la sua nona edizione con nomi come Chiara Valerio, Giulio Cavalli e David Riondino, è l’esempio di come in Sardegna il movimento culturale intorno ai libri non accenni a fermarsi, nemmeno ora che i rivoli del denaro pubblico vanno assottigliandosi fino all’aridità.
Il salto di qualità non può che essere quello di prendersi sul serio, riconoscendo le proprie sane condizioni relazionali e provando a farle diventare un sistema; la Sardegna lo ha fatto e il nome di questo sistema è Lìberos, parola sarda che significa sia libri che liberi. Lìberos è un network che mette insieme i lettori e tutti gli attori della filiera editoriale: dai librai ai bibliotecari, dagli editori agli scrittori, fino alle associazioni culturali e agli agenti letterari. L’atto fondativo di Lìberos è un codice etico, espressione di decine di confronti con tutte le categorie coinvolte, limato fino a trovare l’equilibrio che garantisse condizioni di vantaggio sia sociale
che commerciale, ma comunque collettivo. Il patto è fatto di pochi, chiari punti: gli editori che non smettono di investire sulle scritture giovani, rischiose per definizione, potranno contare sugli autori affermati, che garantiscono azioni di maternage nei confronti degli esordi. I librai che offrono iniziative dedicate ad autori ed editori del circuito ottengono speciali condizioni economiche e presenze autoriali più frequenti. I bibliotecari che aprono ancora di più le porte al territorio beneficiano delle stesse dinamiche, diventando riferimento per i movimenti che ruotano intorno alla lettura, ma che finora hanno faticato a riconoscere nelle biblioteche il loro crocevia naturale. I lettori, vero cardine del sistema Lìberos, attraverso un apposito social network ricevono un riconoscimento ogni volta che movimentano il circuito, collezionando non punti da supermercato, ma “crediti di relazione” che possono essere escussi in forma di esperienza (e mai di sconto): posti riservati agli incontri più ambiti, anteprime dei libri, giornate in casa editrice per vederne il backstage e contatti diretti con gli autori. Se funziona, potrebbe essere una piccola controrivoluzione relazionale in un momento in cui i grossi soggetti del sistema editoriale vanno in direzione contraria e cercano in ogni modo la disintermediazione. Esperienze come Lìberos dimostrano che le relazioni non sono il problema, ma la soluzione. Perché sia chiaro, il social network di Lìberos viene presentato oggi per la prima volta proprio al festival di Gavoi (e dove altro?).