In un periodo di forte crisi economica, in Italia non c’è spazio per interrogarsi sui sentimenti e sui modelli di famiglia emergenti, mentre un legislatore ed un politico attento ai cambiamenti sociali partirebbe proprio da quei dati, perché la trasformazione economica investe anche il profilo culturale e sociale di un paese. Non si può modificare, infatti, ciò che ci circonda, se non si parte da un processo di cambiamento che coinvolge sé stessi, le proprie convinzioni e la modifica dei clichè tramandati dalle generazioni precedenti, tutti protesi alla criminalizzazione delle condotte che ledevano “la moralità pubblica e il buon costume”.
La Cassazione, con la sentenza n. 4184, si è espressa in tema di matrimoni tra omosessuali, con una soluzione che tenta di accontentare sia il mondo cattolico, arroccato su una posizione che vieta l’amore tra soggetti dello stesso sesso (che pure si annida sempre più negli ordini sacerdotali) e le richieste incalzanti di riconoscimento che arrivano dal mondo gay.
La Suprema Corte evidenzia come non sia possibile, per gli omosessuali, con l’attuale legislazione, «far valere il diritto a contrarre matrimonio, né il diritto alla trascrizione del matrimonio celebrato all’estero», specificando però che questa «intrascrivibilità delle unioni omosessuali dipende non più dalla loro ‘inesistenza’, e neppure dalla loro invalidità, ma dalla loro inidoneità a produrre quali atti di matrimonio, appunto, qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano». Un’ escamotage, dunque, che riconosce le unioni omosessuali, non consentendone esplicitamente, tuttavia, l’applicazione nel nostro ordinamento.
Ne scrive Manila sul sito di Non Mi Fermo.