Ci deve pur essere un limite alla decenza. In Italia le lezioni di antisemitismo arrivano da coloro che vorrebbero intitolare una via al sottoscrittore de La difesa della razza Giorgio Almirante e dagli amici di Casapound. L’occasione è stata ieri l’ottantesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, quando truppe tedesche appartenenti alle SS o alla polizia d’ordine (Ordnungspolizei), con la collaborazione dei funzionari del regime fascista, arrestarono 1.259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 bambini, quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica romana.
Tante le iniziative per celebrare il leader del Msi, Giorgio Almirante. Organico alla rivista filofascista “La Difesa della razza”
Ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricordato il tragico evento augurandosi “che non accada mai più”. Il suo compagno di partito, il deputato di FdI Luciano Ciocchetti, ci ha tenuto a dirci che quella vicenda “assume oggi un valore ancora più significativo di fronte ai nuovi e atroci delitti efferati in nome dell’antisemitismo”. “Mai più” tuona anche il ministro alla Difesa Guido Crosetto, pure lui di Fratelli d’Italia. Il partito scrive una nota: “L’antisemitismo sia debellato per sempre”. E così via. Anche in casa Lega l’europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco dice “che oggi più che mai abbiamo il dovere di ricordare, alla luce del vile attacco che il popolo di Israele sta subendo dagli estremisti di Hamas” e che bisogna onorare “la memoria di chi perse la vita in quella pagina buia e violenta della nostra storia”. La segue a ruota il vicepresidente leghista del Senato Gian Marco Centinaio: “è un nostro dovere condannare senza ambiguità chi ancora manifesta sentimenti antisemiti e mette in dubbio o minaccia la sopravvivenza di Israele”, dice.
Fiumi di peana sul rastrellamento nazista al ghetto di Roma. Ma da Salvini a La Russa, flirtano con Casapound e con il Duce
Il leader della Lega Matteo Salvini già di primo mattino ieri ha parlato di “pagina buia, violenta e disumana della nostra storia che deve tenere accesa, oggi più che mai, la memoria dell’orrore portato dall’antisemitismo”. Tutto bello, tutto bene, ma davvero basta così poco per diventare difensori degli ebrei confidando che il recente passato dei partiti italiani e dei loro leader venga dimenticato? Cosa pensasse degli ebrei Giorgio Almirante non c’è nemmeno bisogno di ricordarlo. Del viceministro alle Infrastrutture di questo governo che si travestiva da nazista “per gioco” (Galeazzo Bignami, Fratelli d’Italia) s’è detto e scritto.
A fine del 2021 i compagni di partito di Meloni a Napoli hanno brindato con sorrisi e saluto fascista. Il 18 febbraio di quest’anno per l’inaugurazione della nuova sede di Fratelli d’Italia a Cremona alcuni presenti al taglio del nastro hanno scandito il motto fascista Credere, obbedire, combattere, innescando esultanza e applausi. A maggio il segretario di Fratelli d’Italia di Lavello (Potenza), Antonio Di Vietri, è stato rimosso dal suo incarico dal responsabile nazionale organizzazione del partito della Meloni, Giovanni Donzelli.
Questi sono solo alcuni dei molti casi. Inutile dire delle innumerevoli uscite del presidente del Senato Ignazio La Russa. In casa Lega, dal 2014 al 2016, Salvini è andato serenamente a braccetto con Casapound: con loro fa raduni anti-immigrati, ci va a cena, indossa i loro giubbini allo stadio. Ci scappa persino un libro. I milanesi Igor Iezzi e Max Bastoni sono entrambi vicini ai neonazisti di Lealtà Azione che si ispira a Leon Degrelle e a Corneliu Zelea Codreanu. In corteo con Forza Nuova è stato anche l’attuale presidente della Camera, Lorenzo Fontana. A giugno 2022 al tribunale di Cuneo l’editore di Domani Carlo De Benedetti è stato assolto dopo avere dato dell’antisemita a Salvini: “Il giudizio critico, a carattere soggettivo, espresso dall’imputato faceva riferimento a eventi accaduti”, scrisse la giudice. Davvero abbiamo dimenticato tutto?
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